I farmaci più utilizzati e venduti in pandemia

L’andamento delle vendite dei vari farmaci dallo scoppio della pandemia a oggi

Prima solo la tachipirina, poi la vitamina D ( perché sembrava aiutare a limitare la gravità dell’infezione) e gli antinfiammatori (fra cui Aspirina, Brufen e Aulin) che “se presi nella fase iniziale sono in grado di ridurre del 90% l’ospedalizzazione.

Ma quali sono stati i farmaci di automedicazione (quelli cioè ottenibili al banco) maggiormente acquistati dall’inizio della pandemia ad oggi?

I dati sono consultabili sul sito dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco).

Vitamina D

La vitamina D, soprattutto nelle fasi iniziali, è stata assunta per “mitigare gli effetti del Covid”. Sono state formulate varie ipotesi sulle proprietà immunomodulanti e antinfiammatorie della vitamina D, auspicando un possibile beneficio per i pazienti con COVID-19 ma nessun studio scientifico lo ha attestato. In ogni caso, guardando l’andamento, come nelle fasi invernali la vendita (i dati sono espressi in confezioni vendute ogni 100.000 abitanti) si sia incrementata in particolar modo nell’inverno del 2021 quello più pesante dal punto di vista della pandemia. Il picco è stato infatti toccato nel marzo del 2021. C’è comunque da dire che già generalmente (anche in periodi non Covid) l’assunzione di vitamina D è maggiore nel corso degli inverni proprio perché una carenza di esposizione al sole può determinarne bassi livelli.

Gli antinfiammatori Fans

Gli antinfiammatori Fans sono medicinali antinfiammatori il cui acronimo Fans sta per Farmaci anti-infiammatori non steroidei. Fra questi ci sono medicinali molto comuni come l’Oki, l’Aulin, l’Aspirina o il Brufen i cui principi attivi sono:

Ibuprofene (Brufen)

Naprossene

Diclofenac

Celecoxib

Acido mefenamico

Etoricoxib

Indometacina

Nimesulide (Aulin)

Ketoprofene (Oki)

Acetilsalicilico (Aspirina)

Gli studi più recenti, attesterebbero un’elevata efficacia nel prevenire le forme più gravi di infezione da Covid. E guardando il grafico delle vendite (alcuni di questi medicinali hanno bisogno di prescrizione medica) di questi antinfiammatori cresca in maniera evidente a partire da settembre del 2021 raggiungendo il picco a novembre scorso.

Antipiretici

Gli antipiretici (o febbrifughi) sono una categoria di farmaci (detti anche antifebbrili) adatti ad abbassare la febbre. Vengono venduti nella maggior parte dei casi senza necessità di ricetta da parte del medico. Si possono trovare in farmacia e nelle parafarmacie. Il più noto fra questi è sicuramente la Tachipirina. Sull’efficacia di questi farmaci si è più volte dibattuto e in alcune fasi si è addirittura ritenuto potessero essere controproducenti. Sicuramente vengono utilizzati per tutti gli stati febbrili e sono stati prescritti dai medici soprattutto nella prima fase per tenere a bada la febbre alta spesso generata dalla polmonite bilaterale causata dal Covid. Il picco di vendite si è avuto nel febbraio-marzo del 2020.

Ansiolitici

Non sono certo farmaci che curano i sintomi del Covid ma è evidente che soprattutto nelle fasi più dure della pandemia (locdown totali e picchi dei contagi) siano stati prescritti e utilizzati moltissimo per far fronte ai fortissimi stati d’ansia della popolazione.

Gli antibiotici, il caso Azitromicina

Gli antibiotici non sono efficaci nel combattere i virus, anzi in molti casi se prescritti “senza effettiva necessità”, possono aiutare i batteri a rinforzarsi e a non essere più sensibili agli antibiotici.

Però in alcuni casi, come ad esempio la degenerazione di infezioni virali in batteriche possono essere utilizzati. Ad esempio l’Azitromicina (il farmaco in particolare è lo Zitromax prodotto dalla Pfizer) che, alcuni mesi fa, in seguito ad alcune indicazioni veniva prescritta da molti medici di base per “mettere in sicurezza” i pazienti tanto che di Zitromax nelle farmacie non se ne trovava più. Un antibiotico adatto alla cura delle infezioni batteriche delle vie aeree.

Farmaci senza prescrizione nel 2021

Nel 2021 sono tornate a aumentare le vendite di farmaci da banco. Dopo un 2020 fortemente negativo dovuto agli effetti delle misure di contenimento della pandemia e a un’incidenza quasi azzerata dei virus influenzali e simil-influenzali, il 2021 ha iniziato a mostrare segni di ripresa a partire da aprile anche se, a fine anno, le vendite risultano ancora sotto i livelli del 2019.

A parità di classificazione, infatti, nel confronto con il periodo pre-pandemico, il settore perde l’8,8% a volumi e il 3,4% a valori. Rispetto al 2020, invece, se sono state dispensate lo stesso numero di confezioni di farmaci senza obbligo di prescrizione (245 milioni), si registra una crescita del 3,3% dei fatturati (poco meno di 2,4 miliardi di euro).

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AIFA: I medici base potranno prescrivere i farmaci per il diabete

Svolta nella prescrizione dei farmaci contro il diabete. D’ora in avanti anche i medici di medicina generale, e non più solo gli specialisti potranno prescrivere i farmaci

Anche i medici di medicina generale, e non più solo gli specialisti, potranno prescrivere il miglior trattamento possibile a tutti i pazienti con diabete di tipo 2 non più basato sulla mera correzione della glicemia, ma sulla prevenzione delle complicanze cardiovascolari e renali che rappresentano importanti criticità di questa patologia.

Il diabete mellito di tipo 2 rappresenta una patologia cronica con una prevalenza in crescita nella popolazione italiana, pari al 6-7% (oltre 3,5 milioni di pazienti), e un impatto rilevante in termini di morbosità e mortalità. Circa un terzo dei pazienti è seguito esclusivamente dal Medico di Medicina Generale (MMG) che finora non era autorizzato a prescrivere 3 categorie di farmaci che sono diventate di grande rilievo per il trattamento del diabete e delle sue complicanze: inibitori del SGLT2, agonisti recettoriali del GLP1 e inibitori del DPP4.

Con l’introduzione della Nota 100, un provvedimento dell’AIFA, un elevato numero di specialità medicinali anche in associazione potranno essere prescritte direttamente dal MMG, oltre che da tutti gli specialisti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Si tratta di un passaggio molto atteso, richiesto sia dalle associazioni di pazienti che dai medici, che consentirà alla Medicina Generale di acquisire un ruolo primario nella gestione integrata del diabete.

La Nota 100, come peraltro le altre recentemente pubblicate da AIFA, non si propone solo di definire la rimborsabilità dei farmaci, ma è stata pensata come un documento di indirizzo che consenta di individuare la scelta terapeutica più appropriata per il singolo paziente in rapporto alle sue caratteristiche, al quadro clinico generale e ai fattori di rischio che presenta.

Il lavoro svolto dalla Commissione Tecnico-Scientifica (CTS) di AIFA ha richiesto oltre un anno di approfondimenti e la Nota è stata condivisa con le società scientifiche del settore (SID, Società Italiana di Diabetologia; AMD, Associazione Medici Diabetologi; SIMG, Società Italiana di Medicina Generale), risultando sostanzialmente allineata nei suoi contenuti alle più recenti Linee Guida nazionali e internazionali.

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OMS: ALTRI DUE FARMACI PER LA CURA DEL COVID

Via libera all’anticorpo monoclonale Sotrovimab (nome commerciale Xevudy) e all’immunomodulante Baricitinib

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha raccomandato due nuovi farmaci, Baricitinib e Sotrovimab, per il trattamento del Covid.

Baricitinib, trattamento artrite

Baricitinib è un farmaco usato da tempo per il trattamento dell’artrite reumatoide. In Italia è approvato per la cura delle polmoniti da coronavirus dallo scorso settembre.  Secondo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, è fortemente raccomandato per i pazienti con malattia grave. Frena infatti l’eccessiva stimolazione del sistema immunitario. L’agenzia ginevrina suggerisce che venga somministrato con corticosteroidi.

Le caratteristiche del Sotrovimab

L’Oms ha anche raccomandato in via condizionale l’anticorpo monoclonale Sotrovimab per il trattamento di Covid lieve o moderato in pazienti ad alto rischio di ricovero, ad esempio anziani, immunocompromessi, con condizioni di base come diabete, ipertensione e obesità, e non vaccinati. Gli anticorpi monoclonali, a differenza degli antinfiammatori, vanno somministrati il prima possibile dopo il contagio. Sotrovimab viene indicato come “alternativa a Casirivimab-Imdevimab, un cocktail di anticorpi monoclonali raccomandato dall’Oms nel settembre 2021.

Sono in corso studi sull’efficacia degli anticorpi monoclonali contro” la variante “Omicron, ma dai primi studi di laboratorio sembrerebbe che Sotrovimab mantiene la sua attività”.

Sette studi, coinvolti quattromila pazienti

Le raccomandazioni di oggi, che costituiscono l’ottavo aggiornamento delle linee guida sulle terapie Covid-19, si basano sull’analisi di 7 studi che coinvolgono oltre 4mila pazienti con Covid non grave, grave e critico.

Gli esperti che hanno redatto le linee guida hanno ha anche esaminato altri due farmaci per la patologia grave e critica da Sars-CoV-2: Ruxolitinib e Tofacitinib. Dati i loro effetti incerti, tuttavia, l’Oms ha formulato una raccomandazione condizionale contro il loro uso.

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Grazie alla maturata esperienza sul mercato e alla costante spinta verso l’ottimizzazione dei propri servizi, oggi la Farmacia Vittorio Petrone può rifornire ospedali, case di cura, industrie, enti, istituti religiosi nonché centri analisi e diagnostici di qualsiasi specialità medicinale, nelle quantità desiderate e ai prezzi più scontati sul mercato.

Omicron, quali farmaci utilizzare per curare il Covid a casa?

Omicron. La variante ormai è entrata nelle case di molti italiani, e continua a far registrare numeri in crescita nelle tendenze della curva pandemica.

Nonostante l’elevata contagiosità, la nuova variante sudafricana, Omicron, avrebbe una minore capacità di intaccare i polmoni, generando sintomi più lievi.

Questa minore «aggressività» non deve spingerci però a trattare Omicron come un normale raffreddore. Fondamentale il contatto con il medico di base. Inoltre, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha indicato una serie di farmaci da assumere (e da non assumere) in caso di cure domiciliari.

Quali sono i farmaci da prendere, consigliati da AIFA?

In caso di febbre o dolori articolari e muscolari, Aifa indica il paracetamolo o i Fans (farmaci anti-infiammatori non stereoidei). Tranne nel caso di controindicazioni, come le allergie. Non è tutto. Ci sono alcuni farmaci che possono essere utilizzati solo in alcune fasi della malattia. I corticosteroidi (della famiglia del cortisone) sono indicati nei pazienti ospedalizzati con Covid-19 grave che hanno bisogno di ossigeno. Da diversi studi emerge, infatti, che se assunti nei primi giorni della malattia potrebbero avere un impatto negativo sulla risposta immunitaria. Il medico di base può prescrivere corticosteroidi a domicilio se il quadro clinico non migliora entro 72 ore e se in presenza dei parametri di ossigeno nel sangue che richiedano l’uso dell’ossigenoterapia.

Infine il «capitolo eparina». È utilizzata nella profilassi delle tromboembolie per coloro che hanno infezioni respiratorie acute e mobilità ridotta. In questo caso, l’eparina viene indicata per l’intero periodo di immobilità. L’Aifa sconsiglia l’utilizzo routinario ai pazienti Covid non ospedalizzati o che non sono allettati a causa dell’infezione.

Quali sono i farmaci da non prendere?

Secondo le indicazioni di Aifa, nelle prime 72 ore non viene raccomandato l’utilizzo di antibiotici come l’azitromicina. Non solo. Gli antibiotici non sono indicati per trattare le infezioni virali. In questi casi, l’antibiotico può essere preso in considerazione se i sintomi durano dai 2 ai 3 giorni e se c’è il sospetto di una sovrapposizione batterica a quella virale.

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Pillola anti covid Merck e remdesivir, ok dall’ Aifa

La pillola anti Covid di Merck è in arrivo in Italia.

Molnupiravir approderà dal prossimo 4 gennaio. A farlo sapere il 30 dicembre scorso era stata l’Agenzia italiana del farmaco Aifa nella nota in cui annunciava l’autorizzazione da parte del suo Cts di questo antivirale orale e dell’antivirale remdesivir “per il trattamento di pazienti non ospedalizzati per Covid con malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di una forma grave”.

Il molnupiravir è un antivirale orale, il cui utilizzo è indicato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. L’assunzione prevede 4 compresse da 200 milligrammi 2 volte al giorno. La determinazione Aifa relativa alle modalità di utilizzo è stata pubblicata il 29 dicembre sulla Gazzetta ufficiale ed è diventata efficace dal 30 dicembre. Per la prescrizione del farmaco è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio accessibile online sul sito dell’Agenzia.

Remdesivir è stata recentemente autorizzata dall’Agenzia europea del farmaco Ema un’estensione di indicazione relativa al trattamento dei soggetti non in ossigenoterapia ad alto rischio di Covid-19 grave e il farmaco può essere utilizzato fino a 7 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste in una somministrazione endovenosa, è di 3 giorni. Anche per questa nuova indicazione è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio, accessibile dal 30 dicembre sul sito dell’Agenzia.

COS’E’ IL MOLNUPIRAVIR, QUANDO SI USA E COME?

La terapia deve cominciare “il prima possibile” dopo la diagnosi, ed “entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi”. Il farmaco, che è disponibile in capsule, dovrà essere assunto “2 volte al giorno per 5 giorni”. Il suo utilizzo “non è raccomandato in gravidanza”. E l’allattamento al seno “deve essere interrotto durante il trattamento e per 4 giorni dopo il trattamento”. Il medicinale può essere utilizzato per trattare adulti con Covid che non richiedono ossigeno supplementare e che sono a maggior rischio di sviluppare malattia grave.

Dallo studio principale su pazienti non ospedalizzati e non vaccinati con almeno una condizione di base che li metteva a rischio di Covid grave, è emerso che: la pillola antivirale, somministrata alla dose di 800 milligrammi 2 volte al giorno, ha dimezzato il rischio di ospedalizzazione e morte quando il trattamento è iniziato entro 5 giorni dai primi sintomi. Circa un mese dopo l’inizio del trattamento, il 7,3% dei pazienti (28 su 385) che hanno assunto il farmaco, rispetto al 14,1% (53 su 377) di quelli che hanno preso il placebo, è stato ricoverato o ha avuto un esito infausto; nessuno dei pazienti del gruppo trattato è morto, rispetto agli 8 pazienti del gruppo placebo. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati più comuni riportati durante il trattamento e nei 14 giorni successivi all’ultima dose sono stati diarrea, nausea, vertigini e cefalea, tutti di entità lieve o moderata.

Il farmaco non è raccomandato anche nelle donne che potrebbero iniziare una gravidanza e non utilizzano un contraccettivo efficace. Questo perché studi di laboratorio sugli animali hanno dimostrato che dosi elevate” del medicinale “possono influire su crescita e sviluppo del feto”.

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EMA: L’APPROVAZIONE DI TREDICI NUOVI FARMACI

L’Agenzia europea per i farmaci e la richiesta dell’approvazione di nuovi farmaci

Il comitato per i medicinali per uso umano dell’Ema ha richiesto l’approvazione di tredici farmaci nella riunione di dicembre 2021.

Approvato anticorpo monoclonale e due farmaci contro il Covid. Tra gli altri farmaci approvati un trattamento per l’anemia emolitica dovuta all’anemia falciforme, uno per la malattia renale cronica associata al diabete di tipo 2 negli adulti, un trattamento per pazienti con carcinoma polmonare avanzato non a piccole cellule e parere positivo per una domanda di consenso informato per un trattamento del Parkinson.

L’anticorpo monoclonale Xevudy (sotrovimab) ha ricevuto un parere positivo dal Comitato per il trattamento del Covid.

Oxbryta (voxelotor) ha ottenuto un parere positivo per il trattamento dell’anemia emolitica dovuta all’anemia falciforme. Oxbryta è stato sostenuto attraverso lo schema Priority Medicines (Prime) dell’Ema, che fornisce un supporto scientifico e normativo tempestivo e rafforzato per farmaci promettenti con un potenziale per affrontare esigenze mediche non soddisfatte.

È stato adottato un parere positivo per Ngenla (somatrogon) per il trattamento del deficit dell’ormone della crescita negli adolescenti e nei bambini dai 3 anni di età.

Il Chmp ha espresso parere positivo per Apexxnar (vaccino pneumococcico polisaccaride coniugato (20-valente, adsorbito)) come profilassi contro la polmonite pneumococcica e le malattie invasive associate.

Kerendia (finerenone) ha ottenuto un parere positivo per il trattamento della malattia renale cronica associata al diabete di tipo 2 negli adulti.

Il comitato ha espresso parere positivo su Padcev (enfortumab vedotin) per il trattamento di pazienti adulti con carcinoma uroteliale.

Parere positivo è stato concesso a Saphnelo (anifrolumab) per il trattamento del lupus eritematoso sistemico da moderato a severo.

Il Chmp ha espresso parere positivo per Tepmetko (tepotinib) per il trattamento di pazienti con carcinoma polmonare avanzato non a piccole cellule.

Yselty (linzagolix colina) ha ottenuto un parere positivo per il trattamento dei sintomi dei fibromi uterini.

Il Chmp ha raccomandato il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio per Okedi (risperidone), destinato al trattamento della schizofrenia negli adulti. Okedi è stato presentato in una domanda ibrida, il che significa che si basava in parte sui risultati dei test preclinici e delle sperimentazioni cliniche di un prodotto di riferimento già autorizzato e in parte su nuovi dati.

Due medicinali generici hanno ricevuto parere positivo dal comitato: Sitagliptin/metformina cloridrato Mylan (sitagliptin cloridrato monoidrato/metformina cloridrato) per il trattamento del diabete mellito di tipo 2 e Sapropterina Dipharma (sapropterina) per il trattamento dell’iperfenilalaninemia.

Il Chmp ha espresso parere positivo per una domanda di consenso informato per il trattamento della malattia di Parkinson: Ontilyv (opicapone). Una domanda di consenso informato utilizza i dati del fascicolo di un medicinale precedentemente autorizzato, con il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio di quel medicinale che fornisce il consenso per l’uso dei propri dati nella domanda.

Raccomandazioni sulle estensioni dell’indicazione terapeutica per sei medicinali

Due farmaci hanno ricevuto parere positivo dal Comitato per estendere le loro indicazioni in relazione al trattamento del Covid:

Kineret (anakinra) è un medicinale immunosoppressivo già autorizzato nell’UE per il trattamento di varie condizioni infiammatorie. Il Chmp ha raccomandato di aggiungere alle sue indicazioni approvate il trattamento di Covid nei pazienti adulti con polmonite che richiedono ossigeno supplementare (ossigeno a basso o alto flusso) e che sono a rischio di sviluppare insufficienza respiratoria grave.

Veklury (remdesivir), un medicinale antivirale, è stato autorizzato per il trattamento di pazienti con Covid affetti da polmonite e che necessitano di ossigeno supplementare dal luglio 2020. Il Chmp ha raccomandato di includere il trattamento degli adulti che non richiedono ossigeno supplementare e che sono a aumento del rischio di progredire a grave Covid alla sua indicazione.

Il Comitato ha inoltre raccomandato estensioni di indicazione per Entyvio, Keytruda, Lorviqua e Teysuno.

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Povertà sanitaria: tante persone non possono acquistare medicinali

Rispetto al 2020, la povertà sanitaria è aumentata del 37,6%.

Cresce il numero di persone povere che non possono permettersi i medicinali. Nel 2021, almeno 597.560 persone povere non hanno potuto acquistare i medicinali di cui avevano bisogno. Si tratta di 163.387 persone in più rispetto alle 434.173 del 2020.

Si è registrato, quindi, un incremento del 37,63% di persone in povertà sanitaria. L’aumento deriva dalla pandemia da Covid-19 che ha arrecato gravi danni alla salute e al reddito di milioni di residenti.

È quanto emerge dal 9/o Rapporto Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci realizzato con il contributo incondizionato di IBSA Farmaceutici da OPSan – Osservatorio sulla Povertà Sanitaria (organo di ricerca di Banco Farmaceutico). I dati, rilevati attraverso la rete dei 1.790 enti assistenziali convenzionati con il Banco ed elaborati da OPSan, sono stati presentati in un convegno in diretta streaming promosso da Banco Farmaceutico e Aifa.

Nonostante il forte universalismo del Servizio Sanitario Nazionale, il 42,2% della spesa farmaceutica è a carico delle famiglie, che nel 2020 (ultimi dati disponibili) hanno speso 8,7 miliardi di euro su un totale di 20,5 miliardi.

Per le famiglie povere ben il 62% della spesa sanitaria (6,37 euro) è assorbita dai farmaci e solo il 7% (0,75 euro) è dedicata ai servizi dentistici. A causa della crisi economica derivante dalla pandemia, molte persone sono state spinte in una situazione di indigenza, e chi già era povero vive una condizione di ulteriore marginalità. Le famiglie non povere, invece, destinano il 43% del proprio budget sanitario mensile (25,94 euro) all’acquisto di medicinali e il 21% ai servizi dentistici (12,6 euro).

Sia chi è in povertà sia i più abbienti compiono un ‘investimento’ o un ‘sacrificio’ simile con un peso della spesa sanitaria sul totale della spesa per consumi che si attesta, per entrambi, su valori molto simili (2% contro 1,6%) anche se con valori monetari molto distanti (60,96 euro contro 10,25 euro).

Le difficoltà riguardano tutti i residenti, poveri e non poveri: nel 2020 il 15,7% delle famiglie italiane (4 milioni 83 mila famiglie, pari a 9 milioni 358 mila persone) ha risparmiato sulle cure, limitando il numero delle visite e degli accertamenti o facendo ricorso a centri diagnostici e terapeutici più economici. Hanno fatto ricorso a una di queste strategie 33 famiglie povere su 100 e 14 famiglie non povere su 100.

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Covid: previsione di spesa per l’Italia nel 2022

L’Italia spenderà 1,85 miliardi di euro per l’acquisto di vaccini e farmaci volti a contrastare il coronavirus

Il Covid-19 almeno farà parte delle nostre vite anche nel 2022. Per questo il Governo italiano si sta preparando ad affrontarlo al meglio per evitare che possa mietere tante vittime così come accaduto nel recente passato.

Per farlo c’è bisogno di un piano di prevenzione adeguato, che fondamentalmente si basa sui vaccini e sui farmaci.

Con l’approvazione del decreto legge (avvenuta lo scorso 9 dicembre) inerente le misure urgenti finanziarie e fiscali è stato stabilito il budget anti-covid del Bel Paese per il prossimo anno.

Dall’ultimo Dl approvato dal CdM, il 9 dicembre, emerge che l’Italia, nel 2022, spenderà in totale 1,85 miliardi per l’acquisto di vaccini e farmaci contro il covid.

Come si legge nella nota diramata si tratta di una stima “elaborata in considerazione del costo dei farmaci e delle dosi di vaccino prodotte dalle aziende farmaceutiche per le quali sono stati già assunti impegni a livello comunitario, nell’ambito delle procedure di acquisto centralizzate gestite dalla Commissione Europea”.  A gestire l’acquisto di vaccini anti covid e farmaci per l’anno 2022 sarà il Ministero della Salute.

Difatti, dal prossimo gennaio dovrebbero essere a disposizione due nuovi farmaci anti-covid: Lagevrio di Merck (riduzione del rischio di ricovero o morte per Covid del 30%) e Paxlovid di Pfizer (tasso di efficacia dell’89% nella riduzione delle ospedalizzazioni). Si tratta di pillole che possono essere assunte anche a domicilio, con i costi di ogni singolo trattamento che per l’Italia potrebbero essere molto elevati.

La spesa totale del 2020-2021 per contrastare il Covid.

Secondo una recente stima, dal 31 gennaio 2020 al 14 settembre 2021 in Italia sono stati spesi complessivamente 19,1 miliardi per l’acquisto di beni e servizi utili al contrasto della pandemia da Covid-19.  Sono stati messi in palio 2,8 miliardi per bandi dedicati alla campagna vaccinale, mentre per l’acquisto di mascherine e altri dispositivi di protezione individuale “sono stati messi a bando complessivamente 8,82 miliardi”. Naturalmente poi ci sono molte altre voci di spesa: dall’allestimento delle strutture dedite alla vaccinazione fino al costo del personale impegnato in questa campagna sanitaria senza precedenti nella storia recente del nostro Paese.

Inoltre, dopo l’accordo siglato dall’Unione Europea con il colosso farmaceutico americano, una singola dose di Pzifer potrebbe oscillare tra i 19 e 23 euro, ma per adesso sono solo rumors a parlare di questa cifra, niente ancora di verificato.

In ogni modo, considerando che per i bambini il dosaggio sarà minore, l’Italia probabilmente per il 2022 si è assicurata scorte a sufficienza non solo per somministrare la terza dose, ma anche per una eventuale campagna della quarta dose.

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ANZIANI: TROPPI FARMACI E RISCHIO REAZIONI AVVERSE

In Italia un anziano su 4 è a rischio di reazioni avverse da farmaci

Molti anziani assumono troppe pillole ogni giorno e per un tempo più lungo del necessario. Un fenomeno in aumento, complice il progressivo invecchiamento della popolazione e la compresenza di almeno due patologie croniche che interessa il 75% degli over 60 e la quasi totalità degli ultra ottantenni.

Secondo i dati OsMed in Italia il 30% degli over 65 prende 10 o più farmaci (nel 2018 erano il 22% e nel 2016 l’11%), circa il 50% ne assume tra 5 e 9 o prende farmaci per un tempo più lungo del necessario.

Così almeno 2 milioni di anziani sono esposti a interazioni potenzialmente molto gravi e un altro milione prende farmaci inappropriati, con un aumento del rischio di ricoveri e di mortalità, errori di assunzione e diminuzione dell’aderenza terapeutica.

La politerapia, ovvero l’assunzione di 5 o più farmaci, che nel nostro Paese riguarda il 75% degli over 60 o le terapie prolungate nel tempo senza indicazione, possono comportare pericoli e un grave spreco di risorse.

Almeno 2 milioni di anziani sperimenta il rischio di eventi avversi gravi per colpa delle interazioni fra farmaci prescritti. Spesso, inoltre, tali prescrizioni rimangono come un obbligo rituale, per cui un farmaco si continua a prendere per anni, ben oltre quanto sia necessario per una sorta di ‘inerzia terapeutica’.

Le regole per un corretto impiego dei farmaci

1.Fare la lista dei farmaci, che deve essere tenuta sempre aggiornata.

2.Mettere al corrente il medico di tutti i farmaci che si stanno assumendo compresi quelli da banco come integratori e prodotti di erboristeria.

3.Chiedere di rivalutare periodicamente le cure, coinvolgendo familiari o caregiver soprattutto se si hanno deficit di memoria o cognitivi.

4.Evitare il fai-da-te, non interrompere o ridurre in autonomia le terapie prescritte.

5.Usare strumenti anche digitali che facilitano l’assunzione corretta delle cure: dagli allarmi sui cellulari ai contenitori di pillole giornalieri o settimanali, alla scelta di farmaci che si prendono una volta al giorno o pillole che contengono due principi attivi.

6.Cambiare lo stile di vita, a volte può bastare modificare alcune abitudini per ridurre il numero di farmaci, per esempio perdendo peso con dieta ed esercizio fisico.

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TERZA DOSE VACCINO CON PZIFER O MODERNA

La terza sarà somministrata con Pfizer o Moderna

La terza dose di vaccino anti Covid con Pfizer o Moderna potrà essere somministrata dopo cinque mesi e non più dopo sei mesi.

Il Ministro della Salute Roberto Speranza spiega le ragioni che hanno portato a tale decisione che è stata presa solo dopo il “via libera” da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco.

La riduzione del tempo di attesa tra la conclusione del primo ciclo vaccinale e la terza dose è giustificata dalla ripresa dei contagi delle ultime settimane, un aumento delle infezioni dovuto a una serie di fattori:

-la maggiore trasmissibilità della variante Delta del virus SarsCov2;

-la diffusione di milioni di persone non ancora vaccinate;

-il calo di efficacia del vaccino a circa sei mesi dalla seconda dose (o dalla dose unica, in caso di Johnson & Johnson).

Non si sa ancora, se la terza dose sarà ultima e definitiva, ma il fatto che dopo la terza dose ci sia già una risposta vivace fa pensare che come per altre vaccinazioni che hanno schede a 3 dosi, ci possa essere una risposta che si protrae.

Le prenotazioni dal 24 novembre

Le prenotazioni per la terza dose possono essere effettuate a partire dal 24 novembre: alle categorie per le quali è raccomandata, ovvero gli over 40, verrà somministrata una dose booster (di richiamo) con vaccino a m-RNA nei dosaggi di 30 microgrammi in 0,3 millilitri per Comirnaty di Pfizer/BioNTech e 50 microgrammi in 0,25 millilitri per Spikevax di Moderna. La dose supplementare potrà essere somministrata a cinque mesi (150 giorni) dal completamento del ciclo primario di vaccinazione, indipendentemente dal vaccino precedentemente utilizzato.

Mix di vaccini

Come era avvenuto a milioni di persone che la scorsa estate attendevano la seconda dose, quindi, verrà eseguito un mix: anche coloro che hanno ricevuto finora AstraZeneca e Johnson & Johnson riceveranno un vaccino a mRna Pfizer o Moderna: del resto numerosi studi condotti in tutto il mondo nei mesi scorsi hanno confermato la validità della vaccinazione eterologa, che si è dimostrata sicura ed efficace.

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