Covid, allo Spallanzani di Roma al via la sperimentazione del vaccino sull’uomo

Il primo volontario sano dei 90 selezionati ha ricevuto nell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma il vaccino progettato dall’azienda Biotech Reithera di Castel Romano e finanziato con otto milioni di euro da Regione Lazio e ministero della Ricerca con il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Per il primo generoso volontario è iniziato l’iter che lo porterà nei prossimi mesi a sottoporsi ad una serie di ravvicinati controlli periodici che serviranno ai ricercatori per verificare la sicurezza e la tollerabilità del vaccino, nonché eventuali effetti collaterali.

La sperimentazione, messa a punto da un team di ricercatori e clinici dello Spallanzani in collaborazione con ReiThera, sarà effettuata nella prima fase su novanta volontari.

Secondo il protocollo stabilito dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) i 90 volontari sono organizzati in due coorti:

-una di 45 individui sani di età compresa tra 18 e 55 anni;

-una di 45 individui sani di età compresa tra 65 e 85 anni.

Ogni gruppo di età è diviso in tre sottogruppi di 15, ciascuno dei quali riceverà tre dosi crescenti.

Se i primi risultati della fase 1 saranno positivi, entro la fine dell’anno potranno prendere il via le fasi 2 e 3, che saranno condotte su un numero maggiore di volontari anche in Paesi dove la circolazione del virus è più attiva.

Il vaccino, che prevede un’unica somministrazione, è uno dei due progettati in Italia (l’altro è quello dell’azienda biotech Takis, sempre di Castel Romano) e si basa su un virus reso inoffensivo e incapace di moltiplicarsi, utilizzato come una navetta per trasportare nelle cellule l’informazione genetica che corrisponde alla proteina Spike, l’arma che il virus Sars-CoV2 utilizza per invadere le cellule. Il virus-navetta fa parte della famiglia degli adenovirus, la stessa cui appartiene il virus del raffreddore, ed è di origine animale.

Farmaci, perché è importante la corretta conservazione in estate

L’esposizione al sole e le alte temperature del periodo estivo possono alterare le proprietà dei medicinali.

Il caldo e la maggiore intensità dei raggi solari possono incidere negativamente sull’integrità dei farmaci e quindi alterare gli effetti che hanno sul nostro organismo.

Dunque, la conservazione dei farmaci durante il periodo estivo ed il caldo torrido richiede una particolare attenzione.

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) indica periodicamente le buone pratiche relative all’uso dei farmaci e alla loro conservazione.

Tra le indicazioni:

– La prima regola riguarda la scelta del luogo in cui depositare i farmaci. È preferibile scegliere un luogo fresco ed asciutto. I farmaci, solitamente, presentano sul bugiardino delle indicazioni specifiche al riguardo che potrebbero includere anche la temperatura massima di conservazione. L’esposizione a temperature superiori prolungata potrebbe alterare la composizione del medicinale stesso fino a renderlo persino dannoso.

– Anche l’esposizione al sole potrebbe rivelarsi dannosa per il medicinale e per chi lo assume. Alcuni farmaci, infatti, possono causare delle reazioni di fotosensibilizzazione provocando manifestazioni cutanee, eczemi o dermatiti. In questo caso è sempre bene consultare con attenzione il foglietto illustrativo.

– È preferibile scegliere le formulazioni solide: un farmaco allo stato liquido risente maggiormente delle alte temperature. Inoltre, qualora il farmaco dovesse presentarsi alterato nell’aspetto o nell’odore, è sempre meglio evitare l’assunzione senza aver consultato il medico o il farmacista.

La conservazione dei medicinali è molto importante per fare in modo che i prodotti non subiscano alterazioni legate al caldo, all’ambiente o all’assunzione.

Rapporto Aifa: in Italia cresce il consumo dei farmaci

Aumentano spesa e consumi per i medicinali, come emerge dal rapporto dell’Aifa.

Nel 2019 gli italiani hanno speso 5,7 miliardi di euro per i farmaci di fascia C, quelli a carico del cittadino, con un aumento del 6,6%, di cui oltre la metà per medicinali acquistati con ricetta.

Ad annunciarlo il rapporto OsMed, presentato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che illustra i dati di consumo e di spesa dei medicinali in Italia dettagliati per età e genere, regioni e categorie terapeutiche.

In totale, la spesa farmaceutica territoriale, pubblica e privata, è stata pari a 21,1 miliardi di euro con un incremento rispetto all’anno precedente dell’1,6%.

In generale le medicine per il sistema cardiovascolare si confermano al primo posto per consumi; quelli antineoplastici e immunomodulatori al primo posto per spesa farmaceutica pubblica.

Come facilmente intuibile spesa e consumi crescono con l’aumentare dell’età: la popolazione con più di 64 anni assorbe oltre il 60% della spesa e circa il 70% delle dosi.

Il 98% degli over 65 ha ricevuto nel 2019 almeno una prescrizione farmacologica, senza differenze tra uomini e donne.

Il rapporto dell’Aifa rileva un aumento importante della spesa privata, trainata da una crescita dell’acquisto privato dei farmaci di classe A (+13,5%) e di classe C con ricetta (+6,6%). Per i farmaci di classe C è il paracetamolo a rappresentare il principio attivo a maggiore spesa.

Farmaci, l’Italia attua la risoluzione dell’Oms per la trasparenza, primo step per prezzi più bassi

Pubblicato in Gazzetta ufficiale un provvedimento che potrà ridurre di molto il prezzo delle cure mediche nel nostro paese.

Si tratta del decreto interministeriale approvato dai ministri della Salute e dell’Economia del governo Conte 1, Giulia Grillo e Giovanni Tria, in attuazione di una storica risoluzione approvata dall’assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della sanità nel maggio 2019 su iniziativa dell’Italia.

L’obiettivo

Lo scopo è quello di imporre maggiore trasparenza alle aziende farmaceutiche, soprattutto riguarda diversi aspetti: il “valore terapeutico aggiunto”, il prezzo, gli aiuti pubblici ricevuti e lo status dei brevetti che proteggono i farmaci garantendone il profitto.

Una volta attuato il decreto, le aziende che vorranno chiedere la commercializzazione in Italia di farmaci a prezzi più alti di quelli dei trattamenti già esistenti dovranno dimostrare che i nuovi medicinali hanno anche una maggiore efficacia terapeutica.

In questo modo si eviteranno molti sprechi ai danni del Servizio sanitario nazionale dovuti a prescrizioni di farmaci non necessari o dai prezzi ingiustificatamente alti.

Il dossier presentato dall’azienda per ogni nuovo farmaco dovrà essere valutato dall’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco.

Il decreto imporrà alle aziende anche di rendere noto l’importo a cui il farmaco è venduto in altri paesi, cosa che non accade oggi, perché il prezzo finale è coperto da clausole di riservatezza, nonché le sovvenzioni e i fondi pubblici ricevuti per lo sviluppo il suo e lo status dei brevetti che garantiscono l’esclusiva all’azienda.

Infine, ogni azienda dovrà fornire annualmente all’autorità regolatoria dati sui profitti e sulle vendite di ciascun farmaco.

Aifa al lavoro per l’attuazione

Per l’attuazione del provvedimento sarà necessaria una determina dell’Agenzia italiana del farmaco che dia indicazioni sulle informazioni e i documenti che le aziende devono fornire per dimostrare di possedere i requisiti richiesti.