Nuovi farmaci innovativi

L’AIFA aggiorna l’elenco dei medicinali che, a giudizio della Commissione Tecnico Scientifica, possiedono il requisito di innovatività terapeutica piena o condizionata. L’aggiornamento include i seguenti farmaci:

-BAVENCIO (avelumab) per il trattamento di mantenimento di prima linea di pazienti adulti affetti da carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico senza progressione dopo chemioterapia a base di platino

-LYNPARZA (olaparib) in associazione con bevacizumab per il trattamento di mantenimento di pazienti adulte con cancro epiteliale dell’ovaio di alto grado avanzato (stadi III e IV secondo FIGO), cancro della tuba di Falloppio o cancro peritoneale primitivo, in risposta (completa o parziale) dopo completamento della chemioterapia di prima linea a base di platino in associazione con bevacizumab e il cui tumore presenti un deficit di ricombinazione omologa (homologous recombination deficiency, HRD) senza una mutazione BRCA1/2.

-TECARTUS (Cellule CD3 + autologhe trasdotte anti-CD19) per il trattamento di pazienti adulti con linfoma mantellare (mantle cell lymphoma, MCL) recidivante o refrattario dopo due o più linee di terapia sistemica che includano un inibitore della tirosin chinasi di Bruton (Bruton’s tyrosine kinase, BTK).

Ma che cos’è il farmaco innovativo?

Un farmaco innovativo non è solo un farmaco nuovo, ma un farmaco che cura una patologia fino a quel momento senza terapia, oppure un farmaco che aggiunge valore in termini di efficacia e/o sicurezza rispetto ai farmaci già esistenti. Di farmaci buoni ce ne sono, ce ne sono tanti: possiamo fare l’esempio dell’epatite C dove prima avevamo terapie che erano molto tossiche e non necessariamente efficaci mentre ora sono arrivati farmaci eccezionali che in poche settimane eradicano il virus. Possiamo anche fare l’esempio di certe terapie oncologiche che su alcuni tumori modificano radicalmente la storia naturale della malattia. La vera domanda da porsi (e da porre al medico curante) quindi è: cosa ha dimostrato questo farmaco? Così possiamo vedere se risponderà alle nostre esigenze oppure no.

Farmaci per combattere il tumore.

Per quanto riguarda i farmaci per combattere i tumori ne stanno arrivando tanti: alcuni hanno già dimostrato di essere eccezionali, altri hanno promesso di esserlo ma non lo hanno ancora dimostrato a pieno. Una delle problematiche è che non tutti hanno dimostrato davvero qualcosa, cioè si sta in qualche maniera andando a favorire il bisogno terapeutico rispetto alle prove di un farmaco.

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I FARMACI DEL FUTURO A BASE DI RNA

RNA, protagonista di farmaci rivoluzionari

Una molecola sconosciuta all’opinione pubblica. Di fronte al DNA, la molecola della vita per antonomasia, l’RNA è sempre apparso come un fratello minore. Complice la pandemia, sono ormai due anni che tutto il mondo non fa che parlare di RNA messaggero e dei vaccini che sfruttando le caratteristiche di questa molecola sono a oggi gli strumenti più efficaci per combattere il nuovo coronavirus.

Ma le molte forme di RNA promettono di essere ben più rivoluzionarie per la medicina: il primo farmaco che ne usa le caratteristiche, approvato nel 2014, ha aperto la strada a uno stuolo di nuove molecole e terapie.

Per decenni si è pensato che le molecole fondamentali per la vita fossero DNA e proteine, la prima la custode delle informazioni, le seconde le esecutrici. Poi però con l’affinarsi delle conoscenze biologiche si è capito che l’RNA svolge un ruolo molto importante.

I farmaci del futuro saranno sempre più a base di RNA: scegliendo quello giusto si potranno far produrre alle cellule le proteine mancanti, per esempio in caso di malattie genetiche, o bloccare al contrario le proteine che portano a qualche guaio.

Malattie cardiache

L’impiego di mRNA come «stampo» per produrre proteine mancanti o carenti: si sta studiando, se un mRNA sintetico possa aumentare la quantità in circolo di un fattore di crescita vascolare e quindi essere d’aiuto in pazienti con insufficienza cardiaca sottoposti a bypass coronarico; oppure ancora se un farmaco a mRNA possa aiutare in una malattia rara, l’acidemia metilmalonica, «istruendo» le cellule a produrre l’enzima difettoso responsabile di questa patologia rara.

Proteine anomale

Una delle applicazioni più interessanti, per la quale esistono già farmaci approvati, è però la tecnologia dell’RNA interference, o interferenza dell’RNA: consiste nel creare piccoli RNA di sintesi che vanno a incastrarsi con precisione su specifici mRNA cellulari silenziandoli, ovvero impedendo che vengano tradotti in proteine. Il risultato è lo «spegnimento» di geni che se espressi porterebbero a conseguenze dannose risolvendo di fatto parecchi guai alla radice perché, anziché affrontare i problemi dovuti a proteine anomale, si impedisce che vengano prodotte.

Farmaci

È quanto succede con due farmaci già approvati per due malattie rare, patisiran per l’amiloidosi ereditaria da transtiretina, patologia in cui una transtiretina alterata si accumula danneggiando progressivamente gli organi, e givosiran per la porfiria epatica acuta, nella quale l’Rna interferente serve a bloccare un enzima epatico che nei pazienti è iperattivo e produce un eccesso di sostanze tossiche. Mentre è in arrivo lumasiran per l’iperossaluria primitiva di tipo 1 (anche in questo caso si blocca l’espressione di un enzima che produce troppo ossalato con effetti deleteri), per trattare l’ipercolesterolemia che non risponde bene ad altre terapie è già disponibile in alcuni Paesi, e prossimamente anche in Italia, inclisiran: attraverso un meccanismo di interferenza genica inibisce la produzione di una proteina che diminuisce l’assorbimento del colesterolo LDL dal circolo, favorendo invece tale assorbimento grazie a un maggior numero di recettori per il colesterolo espressi sulle cellule.

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Farmaci anti-Covid individuati con test su mini-polmoni

Due farmaci anti Covid-19 sono stati individuati grazie ai test condotti in laboratorio su mini-polmoni.

Nonostante lo stato di emergenza sia stato dichiarato concluso, la pandemia è ancora in atto. Il virus circola largamente in svariate parti del mondo, e più circola, più muta.

Per questo è opportuno, senza allarmismi ma con valutazioni attente e basate su solide evidenze scientifiche, considerare possibile, anche in futuro, l’attacco da parte di nuovi agenti virali, siano essi collegati o no a quello attuale. Nuove tecnologie, nuovi approcci e nuove scoperte possono aiutare nelle cure e possono rivelarsi un’arma strategica in futuro.

Due farmaci anti Covid-19 sono stati individuati grazie ai test condotti in laboratorio su mini-polmoni, ossia organi in miniatura ottenuti a partire da cellule immature (organoidi). Entrambi hanno dimostrato di riuscire a evitare le forme gravi della malattia. Sono un anticorpo monoclonale sintetico mirato alla principale arma del virus SarsCoV2, la proteina Spike, e un composto (peptide), che agisce contro uno dei co-recettori del virus.

Il risultato è opera del gruppo dell’Università di Roma Tor Vergata coordinato dal genetista Giuseppe Novelli, frutto della ricerca internazionale condotta in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Università di Toronto e la rete sanitaria no profit americana Renown Health, di Reno. La ricerca è stata realizzata grazie ai finanziamenti della Fondazione Roma e del Ministero Università e Ricerca.

Gli organoidi sono minuscoli organi in 3D ottenuti a partire da cellule staminali non embrionali. In questi laboratori viventi è stato possibile misurare il grado di risposta di nuove molecole e nuovi anticorpi monoclonali. Entrambi i farmaci si sono rivelati efficienti nell’impedire l’ingresso del virus nel mini-polmone, con una diminuzione significativa nella produzione delle citochine e chemochine indotta dall’infezione da SarsCoV2.

I risultati ottenuti dimostrano che gli organoidi sono un buon sistema per studiare e testare molecole contro le infezioni virali. Di solito i virus vengono studiati su colture di cellule animali, ma questi sistemi non sono buoni modelli dell’infezione da SarsCoV2 perché non rappresentano ciò che accade nell’organismo. Gli organi in miniatura permettono invece di osservare direttamente i danni provocati dal virus ai polmoni umani, inducendo la morte cellulare e la produzione delle molecole (chemochine e altre citochine), che possono scatenare una massiccia risposta immunitaria che può essere letale.

I ricercatori hanno utilizzato organoidi di polmone creati in laboratorio e infettati con SARS-CoV-2 e le sue varianti per studiare gli effetti inibitori di anticorpi monoclonali e peptidi identificati dallo stesso gruppo.

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AIFA: NUOVI FARMACI PER IL 2022, CON PREVALENZA DI FARMACI ONCOLOGICI

Sono 79 i nuovi farmaci autorizzati in Europa, nel corso del 2021, altri 96 sono previsti per l’anno in corso, sempre con una prevalenza di farmaci oncologici.

Nel corso del 2021 sono stati autorizzati a livello europeo 79 nuovi medicinali: 61 medicinali contenenti nuove sostanze attive (di cui 25 medicinali orfani per il trattamento di patologie rare e 36 medicinali non orfani), 6 medicinali biosimilari e 12 medicinali equivalenti. I dati sono a cura dell’Agenzia Italiana del Farmaco.

Tra i farmaci autorizzati contenenti nuove sostanze attive, una percentuale rilevante (36%) riguarda i medicinali antineoplastici e immunomodulatori destinati al trattamento di malattie autoimmuni e di alcuni tipi di tumori solidi (quali il tumore del polmone, della mammella e dell’utero) e del sangue (quali il mieloma, il linfoma e la leucemia).Circa il 16% dei nuovi medicinali è rappresentato dagli antinfettivi ad uso sistemico, mentre percentuali inferiori riguardano farmaci del sistema nervoso (10%) e del sistema endocrino (8%). Tra i medicinali orfani che hanno ricevuto il parere positivo dell’EMA, 2 sono medicinali per terapie avanzate, nello specifico terapie geniche: Abecma, per il trattamento di adulti con mieloma multiplo recidivante e refrattario, e Skysona, per il trattamento dell’adrenoleucodistrofia cerebrale precoce.

I nuovi farmaci attesi per il 2022 sarebbero circa 96: 58 medicinali contenenti nuove sostanze attive (di cui 29 medicinali orfani per il trattamento di patologie rare e 29 medicinali non orfani), 14 medicinali biosimilari e 24 medicinali equivalenti.

Nonostante la maggior parte dei medicinali contenenti nuove sostanze attive in valutazione siano antineoplastici (~24%), risulta rilevante anche la quota in valutazione per altre aree terapeutiche, con particolare riferimento al sistema nervoso e sensoriale (~19%), ai medicinali immunosoppressori e immunostimolanti (~12%) e ai medicinali dell’apparato digerente e del metabolismo (~9%).

Infine, tra i 29 medicinali orfani attualmente in valutazione, 7 sono per terapie avanzate: Sitioganap -ERC-1671 (glioma), Ciltacabtagene autoleucel (mieloma multiplo), Eladocagene exuparvovec (deficit di L-amminoacido decarbossilasi aromatica), Lenadogene nolparvovec (perdita della vista a causa della neuropatia ottica ereditaria di Leber), Lisocabtagene maraleucel (linfoma), Tabelecleucel (malattia linfoproliferativa post-trapianto EBV positiva) e Valoctocogene roxaparvovec (haemophilia A).

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Allergia ai farmaci: come si manifesta?

Quando parliamo di allergia ai farmaci intendiamo un particolare tipo di reazione avversa a uno specifico medicinale che si ripeterà ogni volta che il paziente andrà ad assumere quel dato farmaco.

L’allergia ai farmaci è una problematica che interessa soprattutto pazienti adulti, poiché è maggiormente probabile che nel corso degli anni, rispetto a soggetti più giovani, abbiano assunto uno o più farmaci un numero tale di volte da portare a una sensibilizzazione.

Quando parliamo di allergia ai farmaci intendiamo un particolare tipo di reazione avversa a uno specifico medicinale che si ripeterà ogni volta che il paziente andrà ad assumere quel dato farmaco.

I sintomi più classici dell’allergia ai farmaci possono essere:

-Immediati, comparire cioè entro un’ora dall’assunzione con manifestazioni prevalentemente cutanee, con arrossamenti, orticaria, gonfiori della pelle o delle mucose, oppure sintomi a carico delle vie aeree simili al raffreddore, come la rinite o difficoltà respiratorie, shock anafilattico nei casi più gravi ma per fortuna rari. Si tratta di reazioni scatenate da un meccanismo IgE-mediato.

-Non immediati, e svilupparsi cioè da un’ora ad alcuni giorni dopo l’assunzione del farmaco. Possono comprendere reazioni della pelle fortemente pruriginose simili al morbillo, eruzioni cutanee anche gravi come la sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica. Più di rado possono causare alterazioni del sangue con riduzione del numero dei globuli rossi o bianchi o delle piastrine, dolori e infiammazione delle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi, senso di malessere diffuso con febbre e stanchezza. Le reazioni non immediate di norma si associano a meccanismi non-IgE mediati.

La conseguenza più grave dell’allergia a un farmaco, infatti, è lo shock, pericoloso per la vita del paziente ma per fortuna abbastanza raro.

Le allergie più comuni ai farmaci

Alcune allergie possibili sono quelle agli anestetici, sia generali sia locali, e ai mezzi di contrasto che vengono utilizzati per esami diagnostici come la TAC e la risonanza magnetica (RMN).

Generalmente, un individuo è allergico a singole categorie di farmaci, mentre sono più rare le allergie a più farmaci insieme. Spesso, infatti, la sintomatologia che si manifesta a seguito dell’assunzione di farmaci differenti è causata dagli eccipienti, ossia le sostanze inattive che compongono il medicinale e che possono associarsi ad allergie già in atto.

Nonostante la predisposizione per i meccanismi che scatenano la reazione allergica sia genetica, è importante sottolineare che pazienti allergici a pollini o alimenti non hanno un rischio maggiore di sviluppare allergie a farmaci.

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COVID 19: NUOVA VARIANTE, DELTACRON?

Tornano a salire i contagi in Italia. Nuova variante?

La variante ibrida, mix di Delta e Omicron, chiamata Deltacron sarebbe stata sequenziata in diversi paesi occidentali: Francia, Paesi Bassi, Danimarca e Stati Uniti. La scoperta però non avrebbe preoccupato gli scienziati. Al momento ne sarebbero state isolate solo poche decine di casi e, nonostante esista da gennaio, non si sarebbe diffusa in modo esponenziale.

Ma come nasce la mutazione? La variante ibrida sarebbe frutto di una combinazione dei geni tra i due virus, chiamati ricombinanti.

Secondo gli esperti, in questa fase della pandemia, alcuni soggetti potrebbero essere stati infettati contemporaneamente dalle due varianti in circolazione. È possibile quindi che due virus – Omicron e Delta – abbiano invaso la stessa cellula in contemporanea. La cellula a quel punto avrebbe prodotto un nuovo virus, ma non fortemente nocivo.

C’è il rischio di diffusione di una nuova variante?

Gli scienziati non escludono l’eventualità, ma questo potrebbe accadere nei paesi più poveri dove il tasso di vaccinazione è molto basso. Per evitare che si creino le condizioni per la diffusione di una nuova variante aggressiva del Sars-CoV-2 occorrerebbe incrementare le vaccinazioni nei paesi in difficoltà. In questo modo il tasso mondiale di protezione sarebbe abbastanza alto tanto da rendere più difficile la proliferazione e mutazione del virus.

Omicron 2

Secondo gli esperti la nuova sottovariante BA.2 ovvero Omicron 2 si starebbe diffondendo causando un incremento dei casi. Omicron 2 infatti sarebbe molto più contagiosa della «sorella» Omicron. I dati più accurati arrivano da Israele, Danimarca e Regno Unito, che stanno già attraversando una fase di prevalenza di BA.2. Dagli studi emergerebbe che Omicron 2 ha una capacità di diffusione maggiore del 30% rispetto a Omicron 1. Se questi risultati fossero confermati, saremmo di fronte alla variante più contagiosa mai conosciuta. Il valore R0 di Omicron 2 che indica quante persone un soggetto positivo è in grado di infettare in assenza di misure di protezione è tra il 15 e il 18. La variante Delta (già molto contagiosa) era intorno al 5.

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QUARTA DOSE MA NON PER TUTTI

La somministrazione della quarta dose di vaccino anti-Covid non sarà per tutti

Dopo il via libera dell’Agenzia del farmaco sono arrivate le indicazioni del commissario Figliuolo per la nuova fase della campagna vaccinale.

In particolare, la circolare diffusa dal commissario Figliuolo che ricorda le indicazioni dell’Aifa sottolinea come per «i soggetti con marcata compromissione della risposta immunitaria, per cause legate alla patologia di base o a trattamenti farmacologici e ai soggetti sottoposti a trapianto di organo solido» sarà disponibile una nuova dose booster (dopo le prime tre) a distanza di 4 mesi.

Si tratta secondo le stime già inviate alle Regioni dal commissario Figliuolo di una platea di 889.999 persone che potranno ricevere la quarta dose. Una decisione in questo senso, ma con una platea molto più ampia, è stata adottata anche dall’Inghilterra dove la quarta dose booster è stata suggerita per tutti gli over 75 e le persone vulnerabili dai 12 anni in su.

Ma chi rientra nella platea di soggetti con «marcata compromissione della risposta immunitaria»?

Si tratta in particolare di pazienti con trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva o con trapianto di cellule staminali ematopoietiche («entro 2 anni dal trapianto o in terapia immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l’ospite cronica») oppure in attesa di trapianto d’organo. E poi ancora pazienti in trattamento con terapie cellulari Car- T e con «patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure». E poi chi soffre di immunodeficienze «primitive» o «secondarie a trattamento farmacologico». Infine ci rientrano anche i pazienti in «dialisi e insufficienza renale cronica grave» o con «pregressa splenectomia» oltre che con «sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids).

Quarta dose per tutti?

L’ipotesi più concreta al momento è quella di una nuova dose vaccinale in autunno solo per le fasce più a rischio della popolazione, come ad esempio gli anziani o gli operatori sanitari. Insomma, si potrebbe procedere ad un richiamo ‘mirato’ per particolari categorie come accade per l’influenza.

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NOVAVAX IN ITALIA: COME FUNZIONA?

Il primo lotto del vaccino Novavax è arrivato in Italia

Si comincia da Regioni come Lombardia e Piemonte, per poi proseguire con il resto del Paese. Nuvaxovid, vaccino sviluppato dalla società di biotecnologie americana Novavax, è il quinto vaccino ad essere approvato in Italia contro il Covid-19, dopo quelli di Pfizer e BioNtech, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson.

Come sottolineato da una circolare ministeriale, questo vaccino può essere usato per le persone dai 18 anni in su, ma solo per il ciclo primario di vaccinazione. Sono previste due dosi, somministrate a distanza di 21 giorni l’una dall’altra.

Come funziona Novavax?

Novavax utilizza la tecnica delle proteine ricombinanti, definita più ‘classica’ perché  sperimentata da decenni per esempio contro meningite, pertosse, epatite. Una tecnologia tradizionale insomma per il nuovo vaccino autorizzato il 20 dicembre scorso dall’Agenzia europea del farmaco (Ema). Commercializzato con il nome di Nuvaxovid e Covovax (in India), l’ultimo vaccino anti-Covid in ordine di tempo ad arrivare sul mercato è un vaccino proteico, ossia contiene frammenti prodotti in laboratorio della proteina Spike, che si trova sulla superficie del virus Sars-CoV-2, e un adiuvante, la saponina. Diversamente dai vaccini Pfizer, Moderna, Astrazeneca, Johnson&Johnson, Sputnik, che usano tecnologie a mRNA e vettore virale, quello prodotto dalla casa farmaceutica statunitense Novavax non è un vaccino genico ed è stato creato attraverso la tecnica delle proteine ricombinanti.

NVX-CoV2373, questa la sigla, come qualsiasi altro vaccino ha l’obiettivo di stimolare il sistema immunitario facendogli produrre una risposta contro l’aggressione di un agente esterno. È composto da frammenti proteici del virus partendo dall’immissione in un ‘baculovirus’ (virus svuotato del suo contenuto genetico) di una porzione di Dna con le informazioni utili a produrre la proteina Spike. In una fase successiva, alcune cellule vengono infettate dal virus e quando il materiale è all’interno, il baculovirus libera il materiale genetico utile alla produzione della Spike. Proteina che, dopo essere stata prodotta, viene rilasciata al di fuori delle cellule. Le nanoparticelle virali contengono fino a 14 proteine Spike, a cui si aggiunge un adiuvante che stimola il sistema immunitario.

I vaccini utilizzati fino ad adesso per la campagna vaccinale ormai hanno dimostrato abbondantemente l’efficacia dei vaccini a mRna clinica contro l’ospedalizzazione e contro il rischio morte. E anche con Omicron si sono mostrati efficaci. Da Novavax ci aspettiamo lo stesso!

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FARMACI SCADUTI: FINO A QUANDO SI POSSONO UTILIZZARE? E DOVE SI BUTTANO?

Da una ricerca americana emerge che la data di scadenza non segna un limite invalicabile, ma solo il termine minimo (di norma tra 1 e 5 anni) entro cui il produttore garantisce la piena efficacia del farmaco.

Avere dei farmaci scaduti in casa è una cosa che succede spesso: capita, soprattutto nel momento del bisogno, di andare alla ricerca di quel farmaco fermo da anni nel nostro cassetto e ci rendiamo conto che è scaduto da alcune settimane se non mesi.

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Cosa fare a questo punto? È rischioso assumere farmaci oltre la data di scadenza scritta sulla confezione?

La corretta durata di un farmaco

Un farmaco generalmente ha una scadenza che va da 1 a 5 anni e la data segnata sulla confezione indica il limite entro il quale il produttore assicura la sua piena efficacia e sicurezza. Molto dipende anche dallo stato di conservazione. Secondo un recente studio, un farmaco perfettamente conservato mantiene la sua efficacia e può essere tranquillamente assunto anche diversi mesi dopo la data di scadenza.

A dirlo la Food and drug administration americana, che ha preso in esame alcuni lotti di farmaci scaduti inutilizzati dell’esercito statunitense. Dall’analisi si è evidenziato come ben l’88% dei lotti dei farmaci restava in ottime condizioni anche in media 66 mesi dopo la data di scadenza.

L’analisi mostra come i farmaci che perfettamente conservati possono restare inalterati per diversi mesi. Dall’altra parte l’analisi non consente però di affermare che assumere farmaci dopo la scadenza sia sempre sicuro.

La prima cosa da valutare se abbiamo in casa un farmaco scaduto è notare se ci sono alterazioni nel suo aspetto, quindi nella forma e nel colore. Ma questo non è sempre sufficiente, dal momento che il semplice aspetto di un farmaco non può garantirci la sua completa sicurezza.

Sicuramente se perfettamente conservato le probabilità che non si alteri e che un farmaco rimanga efficace e sicuro anche mesi dopo la scadenza è più elevata. Ci sono alcuni fattori esterni che possono alterare l’efficacia e la durata di un farmaco come umidità, luce diretta, fonti di calore e alte temperature.

In ogni caso l’aspetto visivo all’apertura è molto importante. Se notiamo dei cambiamenti come colore insolito, odore forte o cambiamenti di consistenza, il consiglio è quello di buttarlo. Compresse che si sbriciolano, pomate diventate secche o soluzioni intorbidite sono tutti segnali di un medicinale da non utilizzare.

Dove portare i farmaci scaduti?

I farmaci scaduti inutilizzati non vanno smaltiti come un normale rifiuto ma vanno portati nelle farmacie o negli ambulatori delle Asl e inseriti negli appositi contenitori per poterli raccogliere in modo differenziato e non causare problemi all’ambiente e alla salute.

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EFFETTO PANDEMIA E LA GIORNATA DI RACCOLTA DEL FARMACO: CRESCE LA PERCENTUALE DI CHI NON PUO ACQUISTARE FARMACI

Cresce la percentuale (37%) di chi non si può permettere spese per la salute.

La povertà sanitaria non è un fenomeno nuovo, ma la crisi economica causata dalla pandemia di Covid ha acuito il già diffuso problema e accentuato le diseguaglianze di salute. A dirlo sono i numeri: nel 2021 le persone che si sono trovate davanti al dilemma tra acquistare cibo o un medicinale erano 597.560, ben 163.387 in più rispetto alle 434.173 del 2020.

Per poter continuare a rispondere a questa vera e propria emergenza anche nel 2022 la Giornata di Raccolta del Farmaco durerà una settimana, da martedì 8 a lunedì 14 febbraio.

Sono 5mila le farmacie che aderiscono in tutta Italia. Nel corso della settimana sarà chiesto ai cittadini di donare uno o più medicinali da banco per i bisognosi. I farmaci raccolti (nel 2021, 465.019 confezioni, pari a un valore di 3.640.286 euro) saranno consegnati a 1.800 realtà assistenziali che si prendono cura delle persone indigenti, offrendo gratuitamente cure e medicine.

Le farmacie che aderiscono a questa Giornata-settimana sono riconoscibili per la locandina esposta in vetrina e il loro elenco lo si trova comunque sul sito del Banco farmaceutico.

Le confezioni di medicine donate lo scorso anno sono state 465.019 pari a un valore di 3.640.286 euro. L’invito esplicito da parte dei promotori della raccolta è quello di andarci apposta in farmacia: per regalare un antinfiammatorio a chi ne ha bisogno non è necessario aspettare di aver male a una spalla.

Le 1790 strutture (questo il numero preciso) che lo scorso anno si sono appellate al Banco farmaceutico hanno chiesto in totale 980.562 confezioni di medicinali e attraverso la Giornata di Raccolta del Farmaco è stato possibile coprire il 47,4% delle loro richieste: un bellissimo risultato, naturalmente. Ma è chiaro che sarebbe ancora più bello coprire anche il restante 52 e passa per cento.

Anche in questo 2022 ci si aspetta una grande adesione alla Giornata di Raccolta del Farmaco organizzata dal Banco farmaceutico, un’iniziativa in cui si esprime in maniera concreta l’impegno sociale e la vicinanza dei farmacisti alle persone, soprattutto alle più fragili.

Oggi più che mai, c’è bisogno di un forte slancio di solidarietà per sostenere chi è in difficoltà ed è costretto a rinunciare a curarsi, e questa è la migliore occasione per dimostrarlo.

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Chi siamo?

La Farmacia Vittorio Petrone, da 60 anni, si occupa di forniture ospedaliere a cliniche e case di cura private e convenzionate su tutto il territorio nazionale. Grazie alla maturata esperienza sul mercato e alla costante spinta verso l’ottimizzazione dei propri servizi, la Farmacia Vittorio Petrone può rifornire ospedali, case di cura, industrie, enti, istituti religiosi nonché centri analisi e diagnostici di qualsiasi specialità medicinale, nelle quantità desiderate e ai prezzi più scontati sul mercato.