Antibiotici, uso eccessivo collegato al Parkinson

Negli ultimi tempi, si è aperta una discussione che ha animato il dibattito scientifico e che riguarda le possibili condizioni che possono portare al morbo di Parkinson: tra queste condizioni o fattori ci sono alcuni farmaci, come alcuni antibiotici comunemente usati, che contribuiscono all’insorgere della malattia.

Tutto ciò emerge dallo studio pubblicato dai ricercatori dell’ospedale universitario di Helsinki, in Finlandia, su ‘Movement Disorders’; secondo cui, l’uso di antibiotici può aumentare il rischio di malattia di Parkinson.

Le associazioni più forti sono state trovate nel caso degli antibiotici ad ampio spettro e di quelli che agiscono contro batteri e funghi anaerobici. Anche la tempistica dell’esposizione agli antibiotici sembra avere importanza.

Secondo lo studio, l’origine della patologia del Parkinson si ha nell’intestino, con i ‘‘cambiamenti nella flora batterica’’ anni prima dell’inizio dei tipici sintomi motori come lentezza, rigidità e tremore. Si era già riscontrato che la composizione dei batteri dell’intestino nei pazienti con Parkinson fosse anomala, ma la causa non era chiara. La ricerca, condotta dallo studio dei ricercatori dell’ospedale universitario di Helsinki, ha dimostrato che alcuni antibiotici potrebbero essere un fattore che predispone al Parkinson.

Nello studio è stata confrontata l’esposizione agli antibiotici negli anni 1998-2014 in 13.976 pazienti con malattia di Parkinson con 40.697 soggetti di controllo sani, di pari età sesso e luogo di residenza. I risultati potrebbero cagionare limiti sulla prescrizione di antibiotici in futuro. O

ltre alle conseguenze dell’antibiotico-resistenza” e all’emergente diffusione dei superbug, la prescrizione di antibiotici dovrebbe tenere conto anche degli effetti sullo sviluppo di alcune malattie.

 

Italia primo produttore farmaceutico

L’Italia è il primo produttore farmaceutico dell’Unione Europea: dopo anni di inseguimento, ha infatti superato la Germania, con oltre 321 miliardi di euro per produzione di farmaci.

Un successo evidenziato dai dati che sono stati presentati nel corso del convegno “Il ruolo sociale dell’industria farmaceutica italiana. Ricerca scientifica, innovazione, sviluppo e occupazione”, organizzato presso il Senato dalle 13 aziende di medie grandi dimensioni a capitale italiano (Fab13), aderenti a Farmindustria. L’Italia è la prima piattaforma produttiva farmaceutica in Europa che, nonostante la crisi, è riuscita ad aumentare la produzione, fatturato e numero di dipendenti.
Nel corso dell’evento è stato presentato l’aggiornamento a ottobre 2019 del Rapporto Nomisma “Industria 2030. Il rapporto analizza i punti di forza e i risultati ottenuti, mettendo in mostra un continuo ed elevato aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo e la crescita di produzione e occupazione.

Un significativo irrobustimento dell’export: le esportazioni del settore farmaceutico hanno toccato i 25,9 miliardi di euro nel 2018 (+4,7% rispetto al 2017). La prospettiva per il 2019 è positiva, come confermano i dati del primo semestre, che indicano un aumento anno su anno da 12,6 miliardi a 16,1 miliardi. I ricavi aggregati delle Fab13 arrivano a circa 11,6 miliardi nel 2018 (+4% sul 2017).
L’obiettivo di realizzare un progresso a lungo termine è testimoniato dall’aumento degli investimenti in attività di Ricerca e Sviluppo. Le Fab 13 hanno investito l’8,7% dei ricavi del 2018 in Ricerca e Sviluppo.

Secondo la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, per la prima volta si sta tutelando concretamente e non solo a parole, il diritto alla salute, stabilito dall’articolo 32 della Costituzione: non si parla più di tagli, di riduzione, ma di abolizione del superticket, 10 euro per ogni ricetta, e di 2 miliardi in più nel fondo sanitario nazionale e 2 miliardi in più che andranno all’edilizia ospedaliera e al rinnovo delle tecnologie.

AIFA, dirigenti indagati

I farmaci Avastin e Lucentis, utilizzati nella cura della più diffusa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculari, avevano la stessa equivalenza terapeutica, ma nonostante questo il primo non è stato inserito tra i prodotti rimborsabili dal Servizio Sanitario nazionale. Inoltre sono state poste una serie di limitazioni al suo utilizzo, fino al 2017, cagionando un danno all’erario quantificato in 200 milioni di euro. Per questo alcuni dirigenti dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, sono stati indagati dalla Corte di Conti del Lazio insieme con i membri pro-tempore della Commissione consultiva tecnico scientifica della stessa Agenzia. Gli accertamenti sono stati svolti dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Roma, coordinati dal procuratore regionale della Corte dei Conti e dal vice procuratore. La Guardia di Finanza ha notificato ai soggetti coinvolti un invito a dedurre per l’indagine: entro 60 giorni i dirigenti dell’Aifa e i Componenti della Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia dovranno fornire la loro versione alla Corte dei Conti.
Cinque anni fa l’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato ha multato con una sanzione di oltre 180 milioni due case farmaceutiche produttrici, Roche e Novartis, per aver ostacolato la diffusione dell’uso del farmaco Avastin, molto economico, a vantaggio di un prodotto molto più caro, Lucentis, differenziando arbitrariamente i due prodotti. Oltre che per la cura di patologie oculari, i farmaci in questione sono impiegati per il trattamento di varie forme tumorali, tra cui quelli del colon-retto, del polmone e del rene. Le condotte delle imprese trovano la loro spiegazione economica nei rapporti tra i gruppi Roche e Novartis: Roche, infatti, aveva interesse ad aumentare le vendite di Lucentis perché attraverso la sua controllata Genentech otteneva su di esse rilevanti royalties da Novartis. Nonostante il ricorso delle due imprese farmaceutiche, la sanzione dell’Antitrust è stata confermata recentemente da una sentenza del Consiglio di Stato, condannandole anche al pagamento delle spese.

Antibiotici, aumenta il consumo

Antibiotici: secondo l’AIFA, il consumo è aumentato nel nostro Paese

Nel 2018 il consumo in Italia di antibiotici è aumentato dello 0,5 % rispetto all’anno precedente. Un valore in lievissimo aumento, dato che lo scorso anno era stato di 20,9 dosi al giorno per mille abitanti.

A rivelarlo è l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nel rapporto nazionale.

È l’impiego inappropriato di antibiotici a preoccupare maggiormente: l’Aifa nel rapporto ha sottolineato la criticità della situazione italiana sia per quanto riguarda la diffusione dell’antibiotico-resistenza sia per il consumo degli antibiotici. La perdita di efficacia degli antibiotici, attualmente disponibili, rischia di mettere in crisi i sistemi sanitari, causando sia l’aumento della mortalità per infezioni che maggiori costi sanitari e sociali.

Secondo il rapporto Aifa, è inopportuno l’uso di antibiotici a seguito di una diagnosi di influenza, raffreddore comune o laringotracheite acuta. È altresì inutile e sbagliato prescrivere amoxicillina e acido clavulanico nei bambini, anziché la sola amoxicillina. Per questo motivo ridurre l’uso di antibiotici è fondamentale per contrastare la diffusione dell’antibiotico-resistenza. Le prescrizioni, come indicato nel rapporto, si concentrano prevalentemente nei canali dei medici di medicina generale e in quelli pediatrici, con il 75,2% del totale degli antibiotici dispensati. Rispetto alla media europea, l’Italia consuma il 6% in più di antibiotici.
Utilizzare gli antibiotici con attenzione deve essere un impegno e un dovere per tutti, dai professionisti sanitari alla popolazione generale.

L’Aifa ricorda che l’uso smoderato degli antibiotici concorre ad aggravare il problema della resistenza batterica, rendendo sempre meno efficaci farmaci che in molte situazioni rappresentano dei veri e propri salvavita.

Stai cercando un farmaco? Consulta il nostro Catalogo.