FARMACI: STESSI EFFETTI SU UOMINI E DONNE?

Quanto conta il genere quando parliamo di malattie e farmaci?

Stando ai dati riferiti dall’Agenzia italiana del farmaco, lo scorso anno circa sei cittadini su dieci hanno ricevuto una prescrizione di farmaci, con una differenza tra uomini (57,4%) e donne (65,5%).

Le donne in particolare, specie nella fascia d’età compresa tra i 20 e i 64 anni, hanno dimostrato una prevalenza d’uso superiore agli uomini. Eppure, sebbene la popolazione femminile consumi più farmaci rispetto a quella maschile, la ricerca scientifica per lungo tempo non ha tenuto conto delle differenze fisiologiche tra uomo e donna, e i farmaci sono stati pensati principalmente per pazienti di sesso maschile.

Per lungo tempo le donne sono state escluse dalle sperimentazioni scientifiche necessarie a introdurre nuovi farmaci in commercio. Questo perché si pensava che qualsiasi molecola potesse avere un effetto teratogeno nel caso in cui il farmaco fosse stato assunto da donne in gravidanza. In secondo luogo, la donna è un sistema molto più complesso da studiare: “Esistono molte donne, in tanti periodi diversi della loro vita: le sperimentazioni cliniche dovrebbero arruolare pari numero di donne e di uomini, ma le donne dovrebbero essere arruolate anche in modo preciso per classe anagrafica. ’’

Ancora, va considerato che durante la gravidanza le donne cambiano molto la loro fisiologia e quindi l’assunzione di farmaci in determinati periodi, importanti e di estrema variabilità come questo, o come la menopausa, devono essere studiati proprio perché altrimenti il vuoto conoscitivo che oggi esiste sul campione femminile non fa che aumentare.

Esistono ragioni precise che determinano una diversa risposta ai farmaci nella donna e nell’uomo, da ricondurre a specifiche differenze biologiche.

La farmacologia, in generale, si suddivide in due branche, la farmacocinetica, cioè il percorso che un farmaco compie all’interno del corpo umano dalla sua assunzione fino alla sua eliminazione, e la farmacodinamica, che studia gli effetti del farmaco a livello di efficacia e tossicità.

Ebbene, queste due branche hanno grandi differenze in ambito biologico. Esistono molte differenze biologiche che caratterizzano e definiscono l’organismo femminile e quello maschile. Intanto la velocità di svuotamento gastrico, per esempio, nelle donne è decisamente più lenta, rispetto a quella maschile. Dunque la capacità di svuotare lo stomaco è diversa nella popolazione maschile e in quella femminile, e di questo si deve tener conto in considerazione del fatto che molti farmaci devono essere somministrati a stomaco pieno e altri a digiuno.

Il ph stesso dello stomaco, dal punto di vista fisiologico, gastrico, è differente e l’interazione con l’ambiente acido, l’ambiente basico diverso fra lo stomaco femminile e quello maschile può indurre un diverso effetto idrolizzante sui farmaci, cioè di scomposizione del farmaco.

Inoltre, le donne hanno una maggior componente di massa grassa, gli uomini invece di massa magra, quindi i muscoli sono più presenti e sviluppati nella popolazione maschile. Questo è dovuto a questioni di genere, perché lo sport è più praticato nella popolazione maschile, le donne sono molto più sedentarie e ciò induce uno sviluppo di massa muscolare diverso nell’uomo e nella donna. In queste ultime, c’è più tessuto adiposo, distribuito in zone diverse, mentre nell’uomo c’è più tessuto magro, più muscoli. I farmaci, dunque, soprattutto quelli lipofilici, vanno a distribuirsi in modo diverso, perché si trovano di fronte a un organismo costituito in modo diverso.

Ma le differenze di cui tener conto sono anche altre. Molte proteine che regolano la distribuzione dei farmaci, dalle glicoproteine alle albumine, sono espresse in modo diverso nella popolazione maschile e nella popolazione femminile, perché tutte le proteine vengono prodotte a partire dalle informazioni contenute a livello genetico.

Ma non è solo la genetica a fare la differenza. Molte proteine vengono espresse anche a seguito dell’interazione ormonale e quindi se si considerano le proteine espresse a livello di informazione genetica, utili per il trasporto e per la distribuzione dei farmaci, e di interazione ormonale, si ottiene un quadro definitivo molto diverso fra la popolazione femminile e quella maschile. Ancora, la velocità di filtrazione glomerulare, e cioè il modo in cui i nostri reni svuotano, ripuliscono in modo concreto il sangue da tutte le sostanze che vi si trovano all’interno, è diversa tra l’uomo e la donna. Di conseguenza, la velocità di eliminazione dei farmaci sarà assolutamente differente, andando a impattare sull’uomo e sulla donna, e dunque sulla durata, sull’efficacia e sulla eventuale tossicità di un trattamento farmacologico.

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Chi siamo?

La Farmacia Vittorio Petrone, da 60 anni, si occupa di forniture ospedaliere a cliniche e case di cura private e convenzionate su tutto il territorio nazionale.

L’azienda, nota in tutto il territorio campano, si è gradualmente evoluta, e grazie all’intuizione ed alla competenza del titolare, il Dott. Vittorio Petrone in collaborazione con Rita Patrone, ha esteso il campo di azione dal cliente al dettaglio, fino alle aziende sanitarie, cliniche ed ospedaliere.

FARMACI, RIPORTARE LA PRODUZIONE IN EUROPA

Secondo i dati di Farmindustria l’Italia è la prima in Europa per produzione di medicinali, con 32 miliardi di euro di fatturato, seguita da Germania (31), Uk (22), Francia (20) e Spagna (15).  Un risultato importante per il nostro Paese che, rispetto agli altri mercati europei, è l’unico in grado di registrare un trend di crescita positivo e costante nella produzione di farmaci.

Tuttavia, nonostante i dati riportati da Farmindustria, la maggior parte dei farmaci venduti in Europa e nel resto del mondo proviene dall’India e dalla Cina. India e Cina, però, non hanno un’industria farmaceutica indipendente, poiché producono principalmente farmaci generici, dato che la ricerca e sviluppo di nuovi farmaci richiedono molto tempo, denaro ed esperienza. Per questo motivo la leadership sui farmaci originali protetti da brevetto è ancora nelle mani delle nazioni industrializzate occidentali, ma la produzione è stata spostata fuori dall’Ue nel corso degli anni.

Riportare la produzione in Europa

Dunque, è possibile riportare la produzione in Europa? La questione inizia ad essere affrontata. Nel febbraio dello scorso anno l’Unione Europea ha deciso di allentare la legge sui brevetti per compensare gli svantaggi economici. Nel frattempo, dovrebbe essere possibile creare le condizioni di una rilocalizzazione in Europa della sintesi dei principi attivi e di alcuni eccipienti essenziali, per raggiungere gradualmente, una indipendenza a livello europeo, in particolare per determinati farmaci, quali antibiotici e antitumorali. Oggi, tra l’altro, è anche consentita la produzione per le scorte.

Influenza 2020, l’allarme contro il fai da te

Un milione e 400 mila italiani a letto con l’influenza, ma da qui a fine gennaio il numero è destinato a crescere ed a toccare il picco, così afferma l’ultimo bollettino del sistema di sorveglianza Influnet. I soggetti più colpiti sono i bambini e chi non si è vaccinato.

Quali sono i sintomi?
Febbre, termometro che all’improvviso segna valori alti, forti dolori muscolari e problemi respiratori che lasciano spesso senza forze. I sintomi dell’influenza 2020 possono essere molto debilitanti. La maggior parte delle persone guarisce in una settimana o dieci giorni, ma alcuni soggetti (quelli di 65 anni e oltre, bambini piccoli e adulti e bambini con patologie croniche), sono a maggior rischio di complicanze più gravi o peggioramento della loro condizione di base.

Come curare l’influenza?
Anche se la regola fondamentale è rinunciare al lavoro e agli altri impegni non appena compaiono i sintomi, restare in casa non basta. Per aiutare l’organismo a sconfiggere il virus è fondamentale non eccedere con i farmaci, evitando le prescrizioni fai da te. Gli antibiotici in questo caso non servono, anzi, possono essere pericolosi, perché agiscono sui batteri e non sui virus responsabili dell’influenza stagionale e possono indebolire ulteriormente le difese immunitarie, rendendo l’organismo ancora più vulnerabile all’azione virale.
Secondo il presidente della SITA (Società Italiana Terapia Antinfettiva), Matteo Bassetti, nonostante le raccomandazioni il fenomeno dell’autoprescrizione degli antibiotici non si è placato. Troppi italiani ricorrono senza l’indicazione del medico agli antibiotici rimasti nel cassetto! Si tratta di un comportamento dannoso anche per le conseguenze di sanità pubblica: l’abuso di questi medicinali favorisce la selezione di batteri resistenti, capaci di fare barriera quando è necessario contrastare germi pericolosi.

Come prevenire il contagio?
La trasmissione interumana del virus dell’influenza si può verificare per via aerea attraverso le gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche per via indiretta attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie. Per questo, una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie può giocare un ruolo nel limitare la diffusione dell’influenza.

Il consiglio per affrontare l’influenza è dare modo all’infezione di sfogarsi, restare in convalescenza i giorni necessari per riprendere le forze ed evitare di uscire di casa per non diffondere i virus nella comunità.

Festività e Alimentazione: i farmaci più acquistati

Le grandi abbuffate delle festività spesso portano ad avere problemi di salute ed il numero di pazienti con problemi di stomaco e dissenteria aumenta drasticamente. Bisogna prestare attenzione a quello che si mangia e a come si mangia in queste feste tra Natale e Capodanno.

Le conseguenze possono essere le infezioni intestinali che si possono generare in quanto non facciamo molta attenzione: le cause sono legate ad ingerimento di carne cruda o pesce crudo. Un sondaggio effettuato nei giorni scorsi in Svizzera ha rivelato che dicembre è il secondo mese dell’anno in cui un farmaco per problemi intestinali registra le vendite maggiori. Le conferme arrivano proprio dalle case farmaceutiche. Si tratta di un problema ricorrente.

Secondo alcune ricerche, la causa primaria è la carne di pollo che non viene cotta bene a contatto con contorni e verdure; il secondo motivo è quello di ingerire pesce crudo. Difatti l’infezione alimentare più segnalata è la ” campilobatteriosi ”. Uno studio dell’Ufficio federale della sanità pubblica elvetico ha dimostrato che proprio l’uso di carne cruda porta all’aumento dell’infezioni durante le festività.

Coloro che vengono maggiormente colpiti da sgradite conseguenze gastrointestinali, non sono solo gli immunodepressi, ma anche i giovani dai 20 ai 29 anni. Il 15% degli italiani finisce addirittura in ospedale. Infatti delle semplici infezioni intestinali, se non trattate bene e tempestivamente, possono complicarsi.

 

CARENZA DI FARMACI A BASE DI CEFODIZIMA IN ITALIA

In Italia si registra carenza dei farmaci a base di cefodizima, antibiotici utilizzati per trattare soprattutto infezioni delle vie respiratorie o urinarie. A segnalarlo è l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, che ricorda come questi antibiotici appartengono alla classe degli antibatterici cefalosporine: il loro utilizzo è specifico nelle infezioni batteriche gravi, di accertata o presunta origine da Gram-negativi difficili o da flora mista con presenza di Gram-negativi resistenti ai più comuni antibiotici.

I medicinali in questione sono:
Diezime: carente a causa di problemi produttivi per le difficoltà di rifornimento della materia prima; le confezioni interessate sono quelle da un flaconcino da 1 g e una fiala solvente da 4 ml per soluzione iniettabile per uso intramuscolare (Aic n. 027940030) e quelle da un flaconcino da 1 g e una fiala solvente da 4ml per soluzione iniettabile (Aic n. 027940042).
Modivid: non più disponibile a causa della scelta del titolare delle Aic Sanofi Spa di interromperne la commercializzazione in maniera permanente.
Timecef: non più disponibile a causa della scelta del titolare dell’Aic Sanofi Spa di cessarne la commercializzazione in maniera permanente.

Cosa fa l’AIFA per gestire la carenza?
Per evitare di creare disagi ai pazienti che utilizzano quel principio attivo, in considerazione del fatto che in Italia non sono autorizzati farmaci con lo stesso principio attivo e che non sono in commercio in Ue altri medicinali a base di cefodizima, l’Aifa ha disposto ogni possibile azione in termini regolatori che possa essere di supporto ai titolari Aic nelle azioni da intraprendere per evitare, o minimizzare in termini temporali, la carenza.

In questa fase è indispensabile il supporto dei professionisti sanitari per assicurare ai pazienti un’attenta valutazione delle alternative terapeutiche.