FARMACI SCADUTI: FINO A QUANDO SI POSSONO UTILIZZARE? E DOVE SI BUTTANO?

Da una ricerca americana emerge che la data di scadenza non segna un limite invalicabile, ma solo il termine minimo (di norma tra 1 e 5 anni) entro cui il produttore garantisce la piena efficacia del farmaco.

Avere dei farmaci scaduti in casa è una cosa che succede spesso: capita, soprattutto nel momento del bisogno, di andare alla ricerca di quel farmaco fermo da anni nel nostro cassetto e ci rendiamo conto che è scaduto da alcune settimane se non mesi.

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Cosa fare a questo punto? È rischioso assumere farmaci oltre la data di scadenza scritta sulla confezione?

La corretta durata di un farmaco

Un farmaco generalmente ha una scadenza che va da 1 a 5 anni e la data segnata sulla confezione indica il limite entro il quale il produttore assicura la sua piena efficacia e sicurezza. Molto dipende anche dallo stato di conservazione. Secondo un recente studio, un farmaco perfettamente conservato mantiene la sua efficacia e può essere tranquillamente assunto anche diversi mesi dopo la data di scadenza.

A dirlo la Food and drug administration americana, che ha preso in esame alcuni lotti di farmaci scaduti inutilizzati dell’esercito statunitense. Dall’analisi si è evidenziato come ben l’88% dei lotti dei farmaci restava in ottime condizioni anche in media 66 mesi dopo la data di scadenza.

L’analisi mostra come i farmaci che perfettamente conservati possono restare inalterati per diversi mesi. Dall’altra parte l’analisi non consente però di affermare che assumere farmaci dopo la scadenza sia sempre sicuro.

La prima cosa da valutare se abbiamo in casa un farmaco scaduto è notare se ci sono alterazioni nel suo aspetto, quindi nella forma e nel colore. Ma questo non è sempre sufficiente, dal momento che il semplice aspetto di un farmaco non può garantirci la sua completa sicurezza.

Sicuramente se perfettamente conservato le probabilità che non si alteri e che un farmaco rimanga efficace e sicuro anche mesi dopo la scadenza è più elevata. Ci sono alcuni fattori esterni che possono alterare l’efficacia e la durata di un farmaco come umidità, luce diretta, fonti di calore e alte temperature.

In ogni caso l’aspetto visivo all’apertura è molto importante. Se notiamo dei cambiamenti come colore insolito, odore forte o cambiamenti di consistenza, il consiglio è quello di buttarlo. Compresse che si sbriciolano, pomate diventate secche o soluzioni intorbidite sono tutti segnali di un medicinale da non utilizzare.

Dove portare i farmaci scaduti?

I farmaci scaduti inutilizzati non vanno smaltiti come un normale rifiuto ma vanno portati nelle farmacie o negli ambulatori delle Asl e inseriti negli appositi contenitori per poterli raccogliere in modo differenziato e non causare problemi all’ambiente e alla salute.

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EFFETTO PANDEMIA E LA GIORNATA DI RACCOLTA DEL FARMACO: CRESCE LA PERCENTUALE DI CHI NON PUO ACQUISTARE FARMACI

Cresce la percentuale (37%) di chi non si può permettere spese per la salute.

La povertà sanitaria non è un fenomeno nuovo, ma la crisi economica causata dalla pandemia di Covid ha acuito il già diffuso problema e accentuato le diseguaglianze di salute. A dirlo sono i numeri: nel 2021 le persone che si sono trovate davanti al dilemma tra acquistare cibo o un medicinale erano 597.560, ben 163.387 in più rispetto alle 434.173 del 2020.

Per poter continuare a rispondere a questa vera e propria emergenza anche nel 2022 la Giornata di Raccolta del Farmaco durerà una settimana, da martedì 8 a lunedì 14 febbraio.

Sono 5mila le farmacie che aderiscono in tutta Italia. Nel corso della settimana sarà chiesto ai cittadini di donare uno o più medicinali da banco per i bisognosi. I farmaci raccolti (nel 2021, 465.019 confezioni, pari a un valore di 3.640.286 euro) saranno consegnati a 1.800 realtà assistenziali che si prendono cura delle persone indigenti, offrendo gratuitamente cure e medicine.

Le farmacie che aderiscono a questa Giornata-settimana sono riconoscibili per la locandina esposta in vetrina e il loro elenco lo si trova comunque sul sito del Banco farmaceutico.

Le confezioni di medicine donate lo scorso anno sono state 465.019 pari a un valore di 3.640.286 euro. L’invito esplicito da parte dei promotori della raccolta è quello di andarci apposta in farmacia: per regalare un antinfiammatorio a chi ne ha bisogno non è necessario aspettare di aver male a una spalla.

Le 1790 strutture (questo il numero preciso) che lo scorso anno si sono appellate al Banco farmaceutico hanno chiesto in totale 980.562 confezioni di medicinali e attraverso la Giornata di Raccolta del Farmaco è stato possibile coprire il 47,4% delle loro richieste: un bellissimo risultato, naturalmente. Ma è chiaro che sarebbe ancora più bello coprire anche il restante 52 e passa per cento.

Anche in questo 2022 ci si aspetta una grande adesione alla Giornata di Raccolta del Farmaco organizzata dal Banco farmaceutico, un’iniziativa in cui si esprime in maniera concreta l’impegno sociale e la vicinanza dei farmacisti alle persone, soprattutto alle più fragili.

Oggi più che mai, c’è bisogno di un forte slancio di solidarietà per sostenere chi è in difficoltà ed è costretto a rinunciare a curarsi, e questa è la migliore occasione per dimostrarlo.

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Chi siamo?

La Farmacia Vittorio Petrone, da 60 anni, si occupa di forniture ospedaliere a cliniche e case di cura private e convenzionate su tutto il territorio nazionale. Grazie alla maturata esperienza sul mercato e alla costante spinta verso l’ottimizzazione dei propri servizi, la Farmacia Vittorio Petrone può rifornire ospedali, case di cura, industrie, enti, istituti religiosi nonché centri analisi e diagnostici di qualsiasi specialità medicinale, nelle quantità desiderate e ai prezzi più scontati sul mercato.

I farmaci più utilizzati e venduti in pandemia

L’andamento delle vendite dei vari farmaci dallo scoppio della pandemia a oggi

Prima solo la tachipirina, poi la vitamina D ( perché sembrava aiutare a limitare la gravità dell’infezione) e gli antinfiammatori (fra cui Aspirina, Brufen e Aulin) che “se presi nella fase iniziale sono in grado di ridurre del 90% l’ospedalizzazione.

Ma quali sono stati i farmaci di automedicazione (quelli cioè ottenibili al banco) maggiormente acquistati dall’inizio della pandemia ad oggi?

I dati sono consultabili sul sito dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco).

Vitamina D

La vitamina D, soprattutto nelle fasi iniziali, è stata assunta per “mitigare gli effetti del Covid”. Sono state formulate varie ipotesi sulle proprietà immunomodulanti e antinfiammatorie della vitamina D, auspicando un possibile beneficio per i pazienti con COVID-19 ma nessun studio scientifico lo ha attestato. In ogni caso, guardando l’andamento, come nelle fasi invernali la vendita (i dati sono espressi in confezioni vendute ogni 100.000 abitanti) si sia incrementata in particolar modo nell’inverno del 2021 quello più pesante dal punto di vista della pandemia. Il picco è stato infatti toccato nel marzo del 2021. C’è comunque da dire che già generalmente (anche in periodi non Covid) l’assunzione di vitamina D è maggiore nel corso degli inverni proprio perché una carenza di esposizione al sole può determinarne bassi livelli.

Gli antinfiammatori Fans

Gli antinfiammatori Fans sono medicinali antinfiammatori il cui acronimo Fans sta per Farmaci anti-infiammatori non steroidei. Fra questi ci sono medicinali molto comuni come l’Oki, l’Aulin, l’Aspirina o il Brufen i cui principi attivi sono:

Ibuprofene (Brufen)

Naprossene

Diclofenac

Celecoxib

Acido mefenamico

Etoricoxib

Indometacina

Nimesulide (Aulin)

Ketoprofene (Oki)

Acetilsalicilico (Aspirina)

Gli studi più recenti, attesterebbero un’elevata efficacia nel prevenire le forme più gravi di infezione da Covid. E guardando il grafico delle vendite (alcuni di questi medicinali hanno bisogno di prescrizione medica) di questi antinfiammatori cresca in maniera evidente a partire da settembre del 2021 raggiungendo il picco a novembre scorso.

Antipiretici

Gli antipiretici (o febbrifughi) sono una categoria di farmaci (detti anche antifebbrili) adatti ad abbassare la febbre. Vengono venduti nella maggior parte dei casi senza necessità di ricetta da parte del medico. Si possono trovare in farmacia e nelle parafarmacie. Il più noto fra questi è sicuramente la Tachipirina. Sull’efficacia di questi farmaci si è più volte dibattuto e in alcune fasi si è addirittura ritenuto potessero essere controproducenti. Sicuramente vengono utilizzati per tutti gli stati febbrili e sono stati prescritti dai medici soprattutto nella prima fase per tenere a bada la febbre alta spesso generata dalla polmonite bilaterale causata dal Covid. Il picco di vendite si è avuto nel febbraio-marzo del 2020.

Ansiolitici

Non sono certo farmaci che curano i sintomi del Covid ma è evidente che soprattutto nelle fasi più dure della pandemia (locdown totali e picchi dei contagi) siano stati prescritti e utilizzati moltissimo per far fronte ai fortissimi stati d’ansia della popolazione.

Gli antibiotici, il caso Azitromicina

Gli antibiotici non sono efficaci nel combattere i virus, anzi in molti casi se prescritti “senza effettiva necessità”, possono aiutare i batteri a rinforzarsi e a non essere più sensibili agli antibiotici.

Però in alcuni casi, come ad esempio la degenerazione di infezioni virali in batteriche possono essere utilizzati. Ad esempio l’Azitromicina (il farmaco in particolare è lo Zitromax prodotto dalla Pfizer) che, alcuni mesi fa, in seguito ad alcune indicazioni veniva prescritta da molti medici di base per “mettere in sicurezza” i pazienti tanto che di Zitromax nelle farmacie non se ne trovava più. Un antibiotico adatto alla cura delle infezioni batteriche delle vie aeree.

Farmaci senza prescrizione nel 2021

Nel 2021 sono tornate a aumentare le vendite di farmaci da banco. Dopo un 2020 fortemente negativo dovuto agli effetti delle misure di contenimento della pandemia e a un’incidenza quasi azzerata dei virus influenzali e simil-influenzali, il 2021 ha iniziato a mostrare segni di ripresa a partire da aprile anche se, a fine anno, le vendite risultano ancora sotto i livelli del 2019.

A parità di classificazione, infatti, nel confronto con il periodo pre-pandemico, il settore perde l’8,8% a volumi e il 3,4% a valori. Rispetto al 2020, invece, se sono state dispensate lo stesso numero di confezioni di farmaci senza obbligo di prescrizione (245 milioni), si registra una crescita del 3,3% dei fatturati (poco meno di 2,4 miliardi di euro).

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AIFA: I medici base potranno prescrivere i farmaci per il diabete

Svolta nella prescrizione dei farmaci contro il diabete. D’ora in avanti anche i medici di medicina generale, e non più solo gli specialisti potranno prescrivere i farmaci

Anche i medici di medicina generale, e non più solo gli specialisti, potranno prescrivere il miglior trattamento possibile a tutti i pazienti con diabete di tipo 2 non più basato sulla mera correzione della glicemia, ma sulla prevenzione delle complicanze cardiovascolari e renali che rappresentano importanti criticità di questa patologia.

Il diabete mellito di tipo 2 rappresenta una patologia cronica con una prevalenza in crescita nella popolazione italiana, pari al 6-7% (oltre 3,5 milioni di pazienti), e un impatto rilevante in termini di morbosità e mortalità. Circa un terzo dei pazienti è seguito esclusivamente dal Medico di Medicina Generale (MMG) che finora non era autorizzato a prescrivere 3 categorie di farmaci che sono diventate di grande rilievo per il trattamento del diabete e delle sue complicanze: inibitori del SGLT2, agonisti recettoriali del GLP1 e inibitori del DPP4.

Con l’introduzione della Nota 100, un provvedimento dell’AIFA, un elevato numero di specialità medicinali anche in associazione potranno essere prescritte direttamente dal MMG, oltre che da tutti gli specialisti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Si tratta di un passaggio molto atteso, richiesto sia dalle associazioni di pazienti che dai medici, che consentirà alla Medicina Generale di acquisire un ruolo primario nella gestione integrata del diabete.

La Nota 100, come peraltro le altre recentemente pubblicate da AIFA, non si propone solo di definire la rimborsabilità dei farmaci, ma è stata pensata come un documento di indirizzo che consenta di individuare la scelta terapeutica più appropriata per il singolo paziente in rapporto alle sue caratteristiche, al quadro clinico generale e ai fattori di rischio che presenta.

Il lavoro svolto dalla Commissione Tecnico-Scientifica (CTS) di AIFA ha richiesto oltre un anno di approfondimenti e la Nota è stata condivisa con le società scientifiche del settore (SID, Società Italiana di Diabetologia; AMD, Associazione Medici Diabetologi; SIMG, Società Italiana di Medicina Generale), risultando sostanzialmente allineata nei suoi contenuti alle più recenti Linee Guida nazionali e internazionali.

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