Carenza farmaci, un fenomeno europeo

L’Italia è il primo produttore ed esportatore farmaceutico dell’Unione Europea, con un fatturato di 32 miliardi di euro nel 2018. Anche i grossisti possono legittimamente esportare, in assenza di specifici provvedimenti, ma le industrie, per molti prodotti, tagliano circa l’80% gli ordini dei grossisti, cagionando il fenomeno delle carenze medicinali.

La ‘‘carenza di un medicinale’’ si verifica quando l’offerta non soddisfa la domanda a livello nazionale. Il fenomeno non riguarda soltanto l’Italia, ma ha portata mondiale ed è costantemente monitorato dall’Agenzia Italiana del Farmaco. Secondo un sondaggio ad opera del Pharmaceutical Group of the European Union (Pgeu), ben 21 Paesi ne hanno sofferto nel 2018; non è infatti limitato ai Paesi con prezzi bassi, ma è presente anche in quelli con prezzi più alti come la Germania e il Regno Unito. Questo alleggerisce le responsabilità del ‘‘parallel trade’’ o meglio dell’esportazione parallela.

Anche l’Agenzia europea Ema ha avviato una rubrica sul proprio sito segnalando le ‘‘rotture’’ in fase di produzione, soprattutto di quella delocalizzata in Paesi dell’Estremo Oriente, dove la burocrazia e i successivi controlli sanitari delle case produttrici possono provocare interruzioni e ritardi.

Al fine di prevenire gli stati di carenza di medicinali, oggi l’AIFA può adottare il provvedimento di blocco temporaneo delle esportazioni di farmaci nel caso in cui si renda necessario limitare gli stati di carenza di un determinato medicinale. È altresì importante, in questo frangente, vincolare le aziende ad immettere sul mercato una quantità di prodotto sufficiente a soddisfare la richiesta del territorio, nonché facilitare l’importazione dall’estero, da parte dei grossisti e degli importatori, di quei prodotti di cui l’industria preannunci un’interruzione produttiva.

Farmaci, un valore per il 41% degli italiani

Un’indagine realizzata dal Censis su un campione rappresentativo di 1500 italiani, dai 18 anni in su, e su 13 testimoni privilegiati tra cui giornalisti, esperti di comunicazione, intellettuali e politici, rivela che il 41% degli italiani riconosce il valore del farmaco per potersi curare. Tuttavia, è anche altro ad emergere, e cioè che la gran parte degli italiani non ha una considerazione positiva delle aziende farmaceutiche.

Il punto principale è che, nel corso degli ultimi decenni, la relazione tra i pazienti e il Sistema medico, è stata danneggiata dall’eccessiva intrusività di un’industria farmaceutica sempre più ‘ orientata al profitto ’. Le imprese farmaceutiche sono ‘aziende normali’ come tutte le altre aziende e, per sopravvivere, hanno bisogno di creare profitto.

A tal fine esse hanno adottato strategie ben definite per aumentare il proprio ‘giro di affari ’. Ma tutto questo, per alcuni, sembra essere avvenuto alle spese della salute dei pazienti.

Il 37% ritiene che a prevalere sia la ricerca del profitto da parte delle aziende farmaceutiche, mentre il 45% le incolpa per i prezzi elevati e la scarsa accessibilità ai nuovi farmaci.

In realtà l’innovazione farmaceutica è in continua crescita. I costi della ricerca sono però così alti tanto da essere un ostacolo che impedisce di garantire a tutti i pazienti l’accesso alle terapie migliori. Proprio per questa ragione è indispensabile una collaborazione fra pubblico e privato, basato su un rapporto di fiducia.

“L’orizzonte futuro della Sanità presenta grandi cambiamenti – dichiara Nello Martini, direttore della Fondazione Onlus Ricerca e Salute. Abbiamo di fronte la medicina rigenerativa, per esempio con la terapia genica; la medicina di precisione o personalizzata, che in oncologia per esempio è basata sul modello mutazionale e sulla disponibilità di nuovi farmaci oncologici attivi sulla mutazione indipendentemente dalla sede del tumore; la medicina della cronicità che riassorbe il 70-80% delle risorse programmate del Fondo Sanitario Nazionale, per cui è necessario gestire i costi assistenziali integrati dell’intero processo assistenziale (PDTA) superando la gestione a silos. Tutte queste sfide si possono affrontare solo ripensando il modello del sistema-salute e rivedendo i metodi di governance sanitaria, altrimenti non sarà possibile erogare le cure, non solo per i costi ad esse associati, ma anche per l’assenza di un sistema in grado di erogarle in maniera funzionale”.

Albumina, cos’è e a cosa serve

L’Albumina è una proteina contenuta nel sangue, molto importante per la nostra salute: indica infatti se fegato e reni funzionano alla perfezione.
Che cos’è l’albumina?
Si tratta della proteina sintetizzata dal fegato più abbondante nel plasma (la parte fluida del sangue), tanto che da sola ne costituisce circa i due terzi del contenuto proteico totale. La sua carenza si ha in presenza di una grave denutrizione, quando il fegato va incontro a cirrosi o quando i reni cominciano a non funzionare bene.

L’albumina ha numerose funzioni: trasporta una vasta gamma di sostanze, numerosi ormoni (l’estrogeno e il cortisolo) quando le globuline specifiche sono saturate, la bilirubina non coniugata, mantiene costante la pressione oncotica del plasma e possiede un potere antiossidante in quanto è la maggiore fonte extracellulare di gruppi sulfidrilici noti sequestratori di radicali liberi. Chi soffre di patologie croniche del fegato e dei reni corre un rischio maggiore di alterazioni dei livelli di questa proteina, così come i pazienti che soffrono di disturbi di assorbimento a carico dell’apparato digerente e chi soffre di diarrea cronica.
Quali sono i valori normali di albumina?
Generalmente al di sotto di 7,2 mcg\min sono considerati normali. L’albumina dovrebbe rappresentare il 50%-60% delle proteine plasmatiche. Tra 7,2 e 15 mcg/min di incerto signifcato, tra 15 e 150 si parla di microalbuminuria e al di sopra dei 150 di macroalbuminuria.
Cosa mangiare in caso di albumina bassa?
In caso di albumina bassa è opportuno consumare cibi che possono aiutare a drenare liquidi e allo stesso tempo che permettano un aumento dei valori della proteina plasmatica. Uno degli alimenti che risulta utile in questi casi è l’uovo, una vera e propria fonte preziosa di albumina. Quest’ultima è presente anche, in dosi inferiori, nel latte, nella carne, nel pesce. Mantenere una buona idratazione è fondamentale quindi via libera all’acqua e ad altri liquidi.
Come varia l’albumina in gravidanza?
La presenza di un valore molto elevato di albumina specie nelle urine espone a rischi importanti. In gravidanza ad esempio è uno dei marcatori che, presenti nelle urine, ci aiutano a fare diagnosi di gestosi (o preeclampsia), o essere associati ad una pressione arteriosa troppo alta. Viceversa, valori troppo bassi possono essere sintomo di cattivo funzionamento del fegato, un problema di iperattività della tiroide o anche semplicemente di una dieta troppo drastica povera di proteine e con pochi liquidi.
Che cos’è l’albumina Alfa-1?
Sono proteine globulari che si trovano nel plasma sanguigno e che vengono prodotte dal fegato: sono le principali componenti della porzione plasmatica, insieme con le alfa 2 globuline e l’albumina e si occupano del trasporto degli ormoni e dei lipidi.

Farmaci generici, tutto quello che c’è da sapere

Un farmaco generico o equivalente è un medicinale che ha gli stessi principi attivi, forma farmaceutica, dosaggio e modalità di somministrazione del medicinale ‘‘di marca’’ a cui fa riferimento. Il farmaco equivalente può avere il nome del principio attivo seguito da quello del produttore oppure un nome di fantasia.

Di seguito, analizziamo il tema dei farmaci generici riassumendolo in quattro punti o domande fondamentali.

Come e quando avviene l’immissione in commercio del farmaco?
L’azienda che ‘‘scopre’’ un nuovo principio attivo lo brevetta realizzando un medicinale contenente lo stesso, con un nome di fantasia. Un altro produttore non può commercializzare un farmaco con quel principio attivo senza il permesso di chi detiene il brevetto. Quando scade la copertura del brevetto, che in Italia può durare fino a 38 anni, qualsiasi azienda può avviare l’iter per commercializzare il farmaco equivalente. Prima di dare l’autorizzazione all’immissione in commercio, il Ministero della Salute conduce degli studi di biodisponibilità sul farmaco generico, per accertare l’equivalenza terapeutica con il medicinale di riferimento da cui origina. Se il generico in questione ottiene l’approvazione delle autorità competenti, significa che possiede la medesima composizione qualitativa e quantitativa e la stessa forma farmaceutica del medicinale di marca.
Qual è la differenza tra farmaci generici e ‘‘di marca’’?
Dal punto di vista farmacologico, non vi è alcuna differenza tra le due tipologie di farmaco. Per quanto riguarda il discorso economico, invece, bisogna dire che il farmaco generico è sempre meno costoso di quello di marca: all’atto della registrazione, infatti, deve costare almeno il 20% in meno.
Perché costano meno dei farmaci di marca?
Per il farmaco di marca. l’azienda farmaceutica produttrice stabilisce un prezzo che sia in grado di ammortizzare le spese di ricerca e quelle di promozione, mentre il farmaco generico non deve sostenere queste spese né essere pubblicizzato poiché il principio attivo presente in esso è già ampiamente conosciuto dal medicinale di marca.
Chi decide se assumere il generico o quello di marca?
Il medico di famiglia, lo specialista, il farmacista devono informare il paziente dell’esistenza di un farmaco generico: in questo modo il cittadino può scegliere liberamente a quale farmaco affidarsi, consapevole che entrambi hanno la medesima efficacia e sicurezza.

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Farmaci, allerta AIFA su alcune confezioni false

Nel nostro paese potrebbero essere in circolazione alcune confezioni di farmaci con bollino identificativo mancanti, dunque di probabile provenienza illecita.
A lanciare l’allarme è stata l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), subito dopo l’annuncio delle società inglesi che hanno identificato delle confezioni non in regola.
L’AIFA invita quindi a prestare particolare attenzione a quattro farmaci in particolare: Neupro, utilizzato per la malattia di Parkinson; Vimpat, usato per le crisi epilettiche; Clexane, un anticoagulante, e Spiriva, in genere prescritto per il trattamento della Bpco.

“Al fine di evitare l’ingresso di medicinali contraffatti nella catena di fornitura legale – spiega Federfarma in una nota – e per consentire alle autorità competenti i dovuti controlli finalizzati a identificare eventuali confezioni sospette, l’AIFA invita gli operatori a segnalare agli indirizzi: medicrime@aifa.gov.it e d.digiorgio@aifa.gov.it ogni anomalia in caso di rinvenimento di confezioni con caratteristiche non conformi o eventuali offerte di acquisto dei prodotti menzionati nella lista”.

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