Regione Campania, farmaco gratuito contro il melanoma

Ogni anno, in Italia, 7000 persone muoiono colpiti da melanoma, una delle forme più aggressive di tumore della pelle, e circa il 40% dei pazienti con malattia alla stadio avanzato presenta le metastasi celebrali.

Un recente studio ha dimostrato come un nuovo trattamento combinato, che consente l’uso di due principi attivi, l’Ipilimumab e il Nivolumab, riesca a far aumentare il tasso di sopravvivenza dei pazienti affetti da melanoma: un paziente su due è vivo grazie a questa combinazione.

Si tratta di una terapia immunologica mirata a risvegliare il sistema immunitario per combattere il tumore, già approvata dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), dal costo di 60mila euro l’anno. Una cura innovativa ma che, non essendo rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale, sarebbe economicamente accessibile a pochi pazienti. Il ‘‘Pascale’’, l’istituto Nazionale Tumori di Napoli, riconosciuto a livello mondiale proprio per la cura del melanoma, non è rimasto indifferente alla notizia e in accordo con la Regione Campania, ha deciso di garantire gratuitamente questa cura a tutti i pazienti che ne hanno necessità.

Grazie al provvedimento regionale, che non sarebbe stato possibile senza la decisione del Presidente De Luca, verrà garantito un vero e proprio percorso terapeutico adeguato e tempestivo, un salvavita per i malati affetti da melanoma con metastasi celebrali.

Antibiotici, perché è importante moderarne l’uso

Lo sviluppo e l’introduzione, a partire dalla seconda meta del XX secolo, degli antibiotici ha contribuito a migliorare in modo significativo la salute della popolazione.

Tuttavia, affinché continuino ad essere di supporto, tali farmaci devono essere utilizzati soltanto su prescrizione dei medici ed è essenziale che siano assunti per il tempo necessario e alle dosi prescritte esclusivamente per il trattamento delle infezioni causate da batteri. L’eventuale utilizzo inappropriato di antibiotici e, in alcuni casi, la cattiva abitudine, da parte dei pazienti, di non rispettare alla lettera le prescrizioni del medico, può facilitare la diffusione della resistenza antibiotica: il processo naturale per cui i batteri divengono resistenti a quegli antibiotici che una volta erano in grado di sconfiggerli. Un uso scorretto degli antibiotici potrebbe, dunque, riportarci indietro nel tempo, quando gli antibiotici non esistevano e le malattie infettive avevano frequentemente un esito fatale.

Secondo gli ultimi dati Ocse, riportati dal Presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, la quota di infezioni in Italia è cresciuta notevolmente con una percentuale quasi doppia rispetto alla media Ocse. Tra le cause anche e soprattutto l’uso smodato di antibiotici. A contribuire anche l’utilizzo estensivo e talvolta non necessario degli antibiotici in agricoltura e negli allevamenti, che avrebbe consentito a ceppi farmaco di arrivare all’uomo attraverso la catena alimentare. Anche se non ci sono dati evidenti in questo senso, poiché secondo le analisi condotte da veterinari e Carabinieri dei Nas, le contaminazioni degli alimenti con antibiotici è residuale (0,5%).

Il presidente di Farmindustria ha dichiarato che ci sono 60 nuovi antibiotici in fase di sviluppo, studiati appositamente per sconfiggere i batteri più resistenti, e circa 40 potrebbero essere autorizzati per il commercio. Inoltre, Farmindustria, per prevenire e controllare le resistenze agli antibiotici, sta sviluppando una ‘‘rete’’ con le istituzioni e società scientifiche per diffondere la sensibilizzazione al corretto uso degli antibiotici e affrontare il tema della resistenza antibiotica a partire dalla informazione nelle scuole. Anche il presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari (ANMVI,) Marco Pelosi, ha dimostrato come la ricetta elettronica veterinaria, introdotta in Italia, sta avendo effetti positivi sulla tracciabilità e l’uso moderato degli antibiotici negli animali: secondo i dati vi è una diminuzione negli allevamenti di circa il 30%.
Gli antibiotici sono un bene prezioso che si sta esaurendo nel tempo. Affinché la loro efficacia possa rimanere inalterata in futuro è necessario che tutti contribuiscano attraverso un uso corretto e responsabile.

Italia, cresce il numero delle sperimentazioni

Secondo gli ultimi dati dell’Aifa, l’Agenzia del Farmaco Italiano, il numero delle sperimentazioni per testare nuove terapie in Italia, è cresciuto del 20% rispetto al calo del 2017, più che nel resto d’Europa.

I risultati potrebbero essere frutto dell’avvicinarsi della Brexit, con lo spostamento degli sponsor verso gli Stati membri, ma potrebbero indicare anche un aumento di fiducia del sistema italiano delle sperimentazioni cliniche.

Sulla base dei dati raccolti dall’Agenzia Italiana del Farmaco, il settore in cui la ricerca è maggiormente impegnata è quello oncologico e quello del biotech con numeri importanti anche per le ricerche iniziali sull’efficacia di una nuova cura.

Secondo Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria: “la ricerca è il cuore pulsante dell’industria farmaceutica e lo dimostrano gli oltre 700 milioni di euro investiti nelle strutture ospedaliere, rendendo disponibili a titolo gratuito terapie innovative, in modo da consentire ai medici e ricercatori di approcciarsi e fare esperienza con terapie nuove “.

L’aumento riguarda tutte le tipologie di sperimentazioni: anche le ricerche sulle malattie rare (31,5%), le no profit (27,3%) e quelle in ambito pediatrico (11,4%). Il presidente di Farmindustria, inoltre, aggiunge che l’Italia può contare su efficienti ricercatori, che sono spesso tra le prime posizioni, e sulla qualità dell’accademia che nelle medicina primeggia a livello mondiale.

Tuttavia le sperimentazioni non sono ancora semplici a causa di diversi fattori: l’eccessivo numero di comitati etici, i tempi dei loro pareri troppo lenti, una burocrazia eccessiva. Nei prossimi cinque anni saranno investiti miliardi e quindi è indispensabile intercettare sempre più terapie innovative.

Uso e abuso di antibiotici, i rischi

Lo sviluppo e l’introduzione, a partire dalla seconda meta del XX secolo, degli antibiotici ha contribuito a migliorare in modo significativo la salute della popolazione.

Tali farmaci devono essere utilizzati soltanto su prescrizione dei medici ed è essenziale che siano assunti per il tempo necessario e alle dosi prescritte esclusivamente per il trattamento delle infezioni causate da batteri. L’eventuale utilizzo inappropriato di antibiotici e, in alcuni casi, la cattiva abitudine, da parte dei pazienti, di non rispettare alla lettera le prescrizioni del medico, può facilitare la diffusione della resistenza antibiotica: il processo naturale per cui i batteri divengono resistenti a quegli antibiotici che una volta erano in grado di sconfiggerli.

Un uso scorretto degli antibiotici potrebbe, dunque, riportarci indietro nel tempo, quando gli antibiotici non esistevano e le malattie infettive avevano frequentemente un esito fatale. Secondo gli ultimi dati Ocse, riportati dal Presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, la quota di infezioni in Italia è cresciuta notevolmente con una percentuale quasi doppia rispetto alla media Ocse. Tra le cause anche e soprattutto l’uso smodato di antibiotici.

A contribuire anche l’utilizzo estensivo e talvolta non necessario degli antibiotici in agricoltura e negli allevamenti, che avrebbe consentito a ceppi farmaco di arrivare all’uomo attraverso la catena alimentare. Anche se non ci sono dati evidenti in questo senso, poiché secondo le analisi condotte da veterinari e Carabinieri dei Nas, le contaminazioni degli alimenti con antibiotici è residuale (0,5%).

Il presidente di Farmindustria ha inoltre dichiarato che ci sono 60 nuovi antibiotici in fase di sviluppo, studiati appositamente per sconfiggere i batteri più resistenti, e circa 40 potrebbero essere autorizzati per il commercio. Inoltre, Farmindustria, per prevenire e controllare le resistenze agli antibiotici, sta sviluppando una ‘‘rete’’ con le istituzioni e società scientifiche per diffondere la sensibilizzazione al corretto uso degli antibiotici e affrontare il tema della resistenza antibiotica a partire dalla informazione nelle scuole.

Anche il presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari (ANMVI,) Marco Pelosi, ha dimostrato come la ricetta elettronica veterinaria, introdotta in Italia, sta avendo effetti positivi sulla tracciabilità e l’uso moderato degli antibiotici negli animali: secondo i dati vi è una diminuzione negli allevamenti di circa il 30%.
Gli antibiotici sono un bene prezioso che si sta esaurendo nel tempo. Affinché la loro efficacia possa rimanere inalterata in futuro è necessario che tutti contribuiscano attraverso un uso corretto e responsabile.

L’Aifa restringe l’esportazione del principio attivo famotidina

Dopo il blocco di farmaci contenenti ranitidina, tra le misure indirizzate ai pazienti in corso di terapia con tale principio attivo, l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha suggerito di sostituire, con l’intervento del medico curante, i medicinali con analoghi principi attivi aventi lo stesso effetto farmacologico.

Tra questi, i medicinali a base di famotidina, molecola della stessa classe terapeutica. La famotidina, come la ranitidina, appartiene alla classe dei farmaci H2 antagonisti.

A cosa serve? La famotidina viene utilizzata per trattare le ulcere allo stomaco e all’intestino, il reflusso gastroesofageo e condizioni in cui lo stomaco produce troppo acido come la sindrome di Zollinger-Ellison.

Può inoltre essere utilizzata per prevenire e trattare il bruciore di stomaco associato a indigestione e l’acidità che può essere scatenata da alcuni cibi o bevande. I farmaci a base di famotidina, infatti, sono utilizzati da pazienti affetti da ulcere gastriche e duodenali e reflusso gastroesofageo.
Pertanto, per garantire ai pazienti la disponibilità di medicinali a base di fomotidina e per prevenire ed evitare una situazione di carenza di questi farmaci, l’AIFA ha aggiornato l’elenco dei medicinali che non possono essere sottratti alla distribuzione e alla vendita. L’Agenzia ha disposto, così, il blocco temporaneo delle esportazioni di tutti i lotti di Famotidina EG 40 mg (10 compresse in blister rivestite) da parte dei distributori all’ingrosso. Questo al fine di garantire una fornitura di farmaci sufficiente a rispondere all’esigenze dell’intero territorio nazionale.