Ipertensione, i farmaci contro la pressione alta allungano la vita

Chi segue la terapia prescritta dal medico ha più probabilità di allungare la vita

Un nuovo studio appena pubblicato su Hypertension, rivista dell’American Heart Association, ha valutato l’efficacia dei medicinali per il controllo della pressione.

Cosa è l’ipertensione?

Si tratta di un aumento della pressione del sangue. Questo valore è determinato dal sangue che il cuore pompa nelle arterie e anche dalla resistenza che può incontrare durante il percorso. Quando vi è un aumento della pressione il sangue sbatte con forza sulle pareti delle arterie mettendo a rischio la loro struttura.

Lo studio

L’efficacia dei farmaci per la pressione era già nota per la popolazione generale, ma si è voluto verificare che fossero altrettanto protettivi tra i pazienti fragili affetti da molte altre condizioni di salute che di solito sono esclusi dagli studi randomizzati.

Lo Studio, condotto dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca, ha esaminato i dati di circa 1,3 milioni di persone con più di 65 anni residenti nella Regione Lombardia che hanno ricevuto tre o più prescrizioni di farmaci per la pressione alta nel 2011-2012.

I risultati

Il loro monitoraggio è durato per i 7 anni successivi ed ha dimostrato l’importanza di seguire le terapie nel modo corretto.

Rispetto alle persone che avevano una bassa aderenza alle terapie anti-ipertensione, le persone più diligenti che hanno rispettato a lungo le prescrizioni mediche per la pressione sanguigna mostravano notevoli benefici: riducevano la probabilità di morire del 44% se partivano da buone condizioni di salute e del 33% se avevano una salute particolarmente fragile.

Dunque, è fondamentale incoraggiare e supportare i pazienti a seguire la terapia farmacologica, perché l’adesione è fondamentale per ottenere i benefici.

Antibiotici, ecco perché non ci curano più

L’antibiotico resistenza, cioè la resistenza sviluppata da alcuni batteri nei confronti degli antibiotici che non riescono più a curare infezioni che prima erano in grado di guarire.

Le infezioni non ci hanno mai preoccupato troppo, perché c’era sempre un antibiotico che le curava. Ma sempre più frequenti sono le infezioni che gli antibiotici in uso non riescono più a curare. E in Europa l’Italia è il Paese messo peggio.

La causa

È quella che tecnicamente viene definita antibiotico-resistenza.

È un fenomeno naturale che i batteri e altri microrganismi mettono in atto per adattarsi all’ambiente che li circonda. In pratica si tratta di selezione naturale: fra l’immensa moltitudine di batteri che si sviluppano ogni giorno, ce ne sono alcuni con mutazioni genomiche nel Dna che consentono di resistere agli antibiotici. “Mutanti” naturali riescono a crescere bene anche in presenza di antibiotici, per cui in breve tempo soppiantano le altre popolazioni batteriche che invece sono rimaste sensibili ai farmaci.

La resistenza agli antibiotici si genera sia perché non vengono creati nuovi antibiotici, dal 2017 ad oggi sono stati approvati solo due nuovi antibiotici, considerati innovativi, sia perché ne assumiamo troppi, anche auto-prescritti e in modo non appropriato. Inoltre, vengono somministrati in quantità eccessiva negli ospedali a causa di una alta diffusione delle infezioni.

Il consumo di antibiotici in Italia è di 21,4 dosi al giorno per 1000 abitanti, superiore alla media europea di 20,1.

Dal rapporto Aifa: il 75% viene acquistato in farmacia su prescrizione dei medici di base e dei pediatri. Il 9% è utilizzato negli ospedali. Il 16% viene acquistato privatamente e nel 30% dei casi è inutile, quindi dannoso, soprattutto per le infezioni acute delle vie respiratorie.

Quali sono i rischi dell’antibiotico-resistenza?

L’antibiotico-resistenza ha un importante impatto sull’uomo, sugli animali e sull’ambiente. È infatti più difficile riuscire a curare le malattie infettive: il decorso risulta più lungo, aumenta il rischio di complicanze, fino ad arrivare a esiti invalidanti e morte.

Come combattere l’antibiotico-resistenza?

L’uso prudente di antibiotici è il punto chiave per prevenire l’insorgere e la diffusione della resistenza. Infatti, la resistenza agli antibiotici segnalata in Italia e in Europa è direttamente collegata all’uso eccessivo e improprio di antibiotici

Inoltre, l’attuazione di buone pratiche di controllo delle infezioni, compresa l’igiene delle mani, nonché lo screening e l’isolamento dei pazienti infetti negli ospedali, sono importanti al fine di prevenire la diffusione dei batteri resistenti.

La corretta somministrazione dei farmaci liquidi

Tutti i farmaci liquidi devono essere somministrati secondo specifici principi e soprattutto utilizzando strumenti che assicurano il giusto grado di sicurezza nella somministrazione.

La via di accesso più utilizzata per farmaci liquidi è quella orale. In questo caso il trattamento farmacologico viene somministrato per bocca senza causare alcun trauma. L’unico disturbo che potrebbe presentarsi è l’insorgere di disturbi gastrici oppure un assorbimento irregolare del principio attivo.

Ci sono farmaci liquidi che si possono anche introdurre sotto la lingua, ovvero per via sublinguale, in quanto questa zona consente un assorbimento rapido. Questo accade perché il circolo sanguigno in quest’area riesce a trasportare i principi attivi nell’organismo con una velocità maggiore.

La forma liquida facilità l’assorbimento e la messa in circolo del farmaco, in quanto non necessità di ulteriori trasformazioni come succede invece per le compresse, capsule o altro tipo di medicinale.

Come somministrare farmaci liquidi

Per eseguire queste operazioni delicate sono necessari i giusti dispositivi, come il dosatore di liquidi orale. Il dispositivo consente di suddividere le dosi in modo da evitare errori di dosaggio.

Se invece si tratta di un prodotto in gocce, solitamente la confezione è dotata di apposito sistema contagocce basta capovolgere il barattolino contandole mentre si versano in un bicchiere a cui si aggiunge un po’ d’acqua.

Nel caso in cui il farmaco liquido sia in un bicchiere si può aspirare con la siringa dosatrice oppure può essere bevuto aiutandosi con una cannuccia.

Corretta somministrazione dei farmaci

Quando si tratta di farmaci, liquidi o solidi, le precauzioni non sono mai abbastanza: è fondamentale verificare se è necessario avere lo stomaco pieno o essere a digiuno. Inoltre, stabilire gli orari seguendo le indicazioni del medico e impostare degli allarmi per non dimenticarsi la dose giornaliera è un metodo molto utile.

2 giugno, giornata mondiale sui disturbi alimentari

La giornata mondiale sui Disturbi del Comportamento Alimentare punta sulla prevenzione.

Il 2 giugno 2020 si è celebrata la V Giornata Mondiale sui Disturbi del Comportamento Alimentare (World Eating Disorders Action Day) promossa per aiutare medici, psichiatri, psicologi, nutrizionisti, ricercatori accademici, studenti ed esperti a collaborare, tenendosi aggiornati sui recenti sviluppi nella ricerca di tali disturbi.

I disturbi alimentari sono una patologia trascurata e sottovalutata: bulimia, anoressia e gli altri Disturbi del Comportamento Alimentare colpiscono milioni di Italiani ed i sintomi iniziano a manifestarsi già nei bambini all’età di 8/10 anni.

Secondo i dati ufficiali sono più di tre milioni gli italiani colpiti dai disturbi alimentari, soprattutto donne ed adolescenti. Resta, comunque, difficile individuare il numero esatto di questi pazienti che sanno nascondersi.

Un problema che nei giorni dell’isolamento è aumentato: l’analisi dei dati che arrivano all’Osservatorio epidemiologico del ministero della Salute, ha messo in evidenza da febbraio a maggio un aumento di casi del 30% nei bambini e preadolescenti; ma l’emergenza sanitaria non ha fermato la lotta ai disturbi alimentari (DA).

Attraverso la Piattaforma per il contrasto alla malnutrizione, il Ministero della Salute prevede due attività:

Prima survey nazionale sui dati epidemiologici dei pazienti con Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Lo studio è stato portato avanti anche nel periodo della pandemia.

Dall’analisi preliminare dei dati provenienti dalle schede di dimissione ospedaliera degli ultimi 5 anni (dal 2014 al 2018) su 60mila ricoveri complessivi per DA di cui oltre 12mila nel 2018, si nota:

-un aumento della patologia pressoché costante nel tempo

-un moderato calo dell’età mediana (da 25 anni a 23 anni) e della proporzione di ricoveri di sesso femminile rispetto a quelli maschili (il tasso di ricovero dei maschi arriva fino al 18%) confermando un abbassamento dell’età di insorgenza dei DA e una loro maggiore diffusione nella popolazione maschile.

-nei maschi un tasso più alto nelle fasce d’età più giovani (inferiore ai 10 anni e dai 10 ai 14 anni) e segue un andamento decrescente

-nelle femmine il tasso è più alto nella fascia 15-19 anni e segue una distribuzione normale.

Preparazione di materiale divulgativo per diffondere i principi della sana alimentazione (modello dieta locale e sostenibile sulla base della Dieta Mediterranea

Il Ministero della Salute mira a promuovere la dieta mediterranea, andando oltre il concetto di cibo, considerandola dal punto di vista etimologico del termine come “stile di vita”, per la lotta ai DA, per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili e per la “Global Health”.

La Dieta Mediterranea rappresenta il modello di dieta sana e sostenibile per eccellenza, poiché racchiude in sé la capacità scientificamente provata di apportare benefici in termini di salute, di prevenire alcune patologie croniche (malattie cardiovascolari, diabete, obesità e alcuni tipi di tumori), e, allo stesso tempo, di determinare effetti positivi sulla sfera socio-culturale, economica e ambientale.

Inoltre, dato il contesto di emergenza da COVID-19, il rischio di ricadute e peggioramento dei disturbi dell’alimentazione o addirittura di un disturbo di addiction ex novo, è molto elevato. Per questo motivo è ancora più importante identificare le strutture di cura adeguate.

Per raggiungere questo obiettivo è in corso da parte del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS il progetto “Manual” che ha come obiettivo la mappatura territoriale dei centri dedicati alla cura dei disturbi alimentari. Lo scopo è quello di garantire ai cittadini affetti da tali patologie, alle loro famiglie e ai vari operatori sanitari a cui tali soggetti afferiscono i migliori livelli di accesso e appropriatezza dell’intervento.