SETTEMBRE 2022: AGGIORNAMENTO ELENCO MEDICINALI AIFA

È disponibile l’elenco aggiornato dei medicinali che, a giudizio della Commissione Tecnico Scientifica, possiedono il requisito dell’innovatività terapeutica piena o condizionata. L’elenco è aggiornato dall’Aifa.

L’aggiornamento include i seguenti farmaci:

ASPAVELI (pegcetacoplan) indicato nel trattamento di pazienti adulti con emoglobinuria parossistica notturna (EPN) che rimangono anemici dopo trattamento con un inibitore di C5 per almeno 3 mesi.

BYLVAY (odevixibat) indicato per il trattamento della colestasi intraepatica familiare progressiva (PFIC) in pazienti di età pari o superiore a 6 mesi.

IMCIVREE (setmelanotide) indicato per il trattamento dell’obesità e controllo della fame associati a deficit di pro-opiomelanocortina (POMC), compreso PCSK1, con perdita di funzione bi-allelica geneticamente confermata, o a deficit bi-allelico del recettore della leptina (LEPR) negli adulti e nei bambini di età pari o superiore ai 6 anni.

TRODELVY (sacituzumab govitecan) in monoterapia indicato per il trattamento di pazienti adulti con cancro della mammella triplo negativo metastatico o non resecabile (metastatic triple-negative breast cancer, mTNBC) che abbiano ricevuto in precedenza almeno due terapie sistemiche, almeno una delle quali per la malattia avanzata.

L’elenco rappresenta i prodotti innovativi che devono essere resi immediatamente disponibili agli assistiti, anche senza il formale inserimento nei prontuari terapeutici ospedalieri regionali.

Il riferimento all’inserimento in elenco è pubblicato in Gazzetta Ufficiale per ogni singola specialità in relazione all’indicazione in regime di rimborso SSN. Tale elenco include anche il dettaglio dei prodotti che hanno accesso al fondo farmaci innovativi oncologici e non oncologici (art. 1, commi 402, 403 e 404, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 e ss.mm.ii).

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CRISI ENERGETICA: SI RISCHIA LA CARENZA DI FARMACI?

Gli effetti della crisi energetica che sta attanagliando l’Europa dall’inizio della guerra in Ucraina si ripercuotono anche sul settore dei medicinali. Il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ha dichiarato che con il rincaro dell’energia del +600%, rispetto a un anno fa, si profila anche nel settore dei medicinali un reale rischio di carenza di farmaci e della stessa sopravvivenza delle aziende produttrici di medicinali, che sono beni essenziali non solo per la salute ma per la sicurezza di un Paese.

Per questo viene chiesta una moratoria sulla riduzione dei prezzi dei medicinali evitando la revisione dei prontuari farmaceutici.

Tutti i settori della filiera stanno assorbendo parte importante di questi aumenti di costi, senza, ovviamente, poter riversarne a valle gli effetti, ovvero sul consumatore, dato che in larga parte i prezzi sono concordati con Aifa e regolamentati.

Quindi, questa crisi energetica determina effetti indiretti aggiuntivi per le aziende farmaceutiche, con incrementi di tutti i fattori della produzione, materiali, imballaggi, manutenzioni, fiale, packaging che è fatto di materiale cartaceo, che mediamente sono cresciuti solo nel primo semestre 2022 del 40% rispetto all’anno scorso.

A fianco all’incremento dei costi, vi è anche un problema di carenze: oggi vi è una competizione globale per tutte le materie prime, non solo per il gas o l’energia, ma di tutte quelle che determinano la produzione dei farmaci, teniamo presente che l’85% degli ingredienti che arrivano in Europa per produrre medicinali arrivano da Cina e India, quindi siamo dipendenti da quell’area.

Non si può trasferire nemmeno in parte gli incrementi sul prezzo finale e questo sta creando una situazione di grande rischio per le aziende produttrici, che rischiano di non poter più mantenere la loro operatività.

Per questo, quello che chiede Farmindustria, è che non vi siano riduzioni dei prezzi, che vi sia cioè una moratoria su questo. No alla revisione dei prontuari, anzi bisogna dare più risorse alla salute, alla spesa in farmaci, in primis ospedaliera, anche per andare a risolvere il problema del payback, che grava ulteriormente sulle imprese.

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È possibile acquistare farmaci nell’Ue con prescrizione italiana?

Come acquistare farmaci con ricetta all’estero

Quando ci si trova all’estero, purché si sia all’interno dell’Unione Europea, è possibile utilizzare una ricetta medica per acquistare un farmaco in un altro Paese europeo. Questa è la regola generale, ma possono esserci delle situazioni in cui la ricetta italiana non viene accettata o il farmaco che si sta cercando non è disponibile. Per esempio, non è detto che la ricetta abbia la stessa durata in Italia e in un altro Paese o che il farmaco che si sta cercando abbia lo stesso nome anche all’estero.

Cosa deve contenere la ricetta per acquistare farmaci all’estero?

In generale, per far sì che questo documento venga riconosciuto anche negli altri paesi dell’Unione è necessario che siano specificate all’interno le seguenti informazioni:

i dati del paziente, quindi nome, cognome, e data di nascita, scritti per esteso;

la data di emissione della ricetta;

tutti i dati del medico prescrivente, ovvero il nome e cognome per esteso, la qualifica, il recapito, e l’indirizzo professionale;

la firma del medico prescrivente;

i dati del medicinale che è stato prescritto, quindi il formato, la quantità, concentrazione e posologia, oltre al nome.

All’interno delle ricette dei medicinali italiani ci sono già tutte le informazioni necessarie, e generalmente queste si trovano anche nelle ricette straniere. Un farmacista italiano infatti non può rifiutarsi di vendere un medicinale a una persona che si presenta con una ricetta di un altro Paese europeo, se questa è valida anche secondo le norme nazionali.

Come sapere quali farmaci vengono venduti all’estero?

Non tutti i medicinali venduti in Italia sono disponibili anche all’estero, o comunque potrebbero esserlo con un altro nome. Anche il periodo di validità della ricetta applicato a questa sarà quello del Paese in cui si trova.

Per esempio, in Repubblica Ceca le ricette mediche hanno un periodo di validità di due settimane dal momento in cui vengono firmate dal medico. Anche se in Italia la situazione è differente, un farmacista a Praga non è tenuto a vendere un farmaco per una ricetta con più di due settimane di vita. Per conoscere la durata di una ricetta in uno Stato straniero è opportuno informarsi. Per sapere se un medicinale che si utilizza viene venduto all’estero e sotto quale nome, allora si può utilizzare lo sportello nazionale per l’assistenza sanitaria all’estero. Prima di partire, inoltre, è buona norma controllare se i medicinali che si utilizzano normalmente, anche senza ricetta, sono disponibili all’estero e, eventualmente, se possono essere acquistati liberamente.

Quanto costano le medicine all’estero?

Le regole che vengono applicate per l’acquisto e la vendita di farmaci sono quelle del Paese in cui ci si trova. Questo significa che, utilizzando la tessera TEAMS, si sarà soggetti alle stesse norme previste per i cittadini del Paese europeo in questione e si pagherà quanto previsto nel Paese in questione. A volte potrebbe costare meno che in Italia, a volte di più, a volte potrebbe anche essere necessario acquistarlo a prezzo pieno. Nel caso in cui non si avesse la tessera TEAMS e si dovesse acquistare un farmaco oppure si dovesse comprare un medicinale a prezzo pieno quando in Italia il regolamento al riguardo è differente, si potrà richiedere il rimborso al proprio ente assicurativo, che si occuperà di procedere, nel caso in cui il medicinale in questione venga generalmente rimborsato in Italia.

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Campania prima per consumo di farmaci

Mani bucate in farmacia: i cittadini campani sono quelli che spendono di più, in Italia, nelle farmacie convenzionate

Il report Osmed 2021 (fine luglio 2022) sul consumo di farmaci in Italia certifica che la Campania primeggia (tra i tanti record negativi!) anche qui. Questo pur restando la Regione più giovane di Italia e, per questo motivo, la Scienza ci dice che il “consumo sanitario” specie di farmaci dovrebbe essere inferiore.

Nel 2021, la regione con il valore più alto di spesa lorda pro capite (medicinali Ssn) è stata la Campania con 199,9 euro, mentre il valore più basso si registra nella provincia autonoma di Bolzano (113,4 euro pro capite), con una differenza tra le due del 76%.

Sul lato dei consumi, la regione che evidenzia i livelli più elevati è sempre la Campania, con 1.334,3 dosi giornaliere definite (Ddd) per 1.000 abitanti, mentre i consumi più bassi si riscontrano sempre nella pa di Bolzano (821,4 Ddd/1000 abitanti die).

In generale, nelle regioni del Sud si consuma e si spende mediamente di più rispetto al Nord e al Centro per farmaci erogati in regime di assistenza convenzionata. La spesa a carico del cittadino per i farmaci di automedicazione di fascia C con ricetta e di fascia A è stata, a livello nazionale, pari a 130,6 euro pro capite.

Si osserva, tuttavia, una discreta variabilità tra le regioni, che oscilla tra il valore massimo della Campania (168,7 euro pro capite) e il minimo del Molise (96,4 euro).

Contrariamente a quanto riscontrato per i farmaci di classe A rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, le regioni del Nord hanno una spesa privata superiore rispetto a quella registrata nelle regioni del Centro e Sud Italia.

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ESTATE 2022: QUALI FARMACI METTERE IN VALIGIA?

In vacanza al mare, in montagna, nelle città d’arte, o in luoghi esotici o dal clima estremo. Il dubbio è sempre lo stesso: quali farmaci bisogna mettere in valigia per non rovinarsi la vacanza?

Inconvenienti di salute che, anche se in genere non gravi, possono mettere a repentaglio le tanto sospirate ferie. Cosa fare allora per evitarlo? Innanzitutto, ovviamente, essere prudenti. Ma non sempre basta. Per questo è importante ricordarsi di mettere in valigia, anche un piccolo kit con farmaci di automedicazione.

Fare la valigia non vuol dire solo riempirla di vestiti, costumi e creme di bellezza. È importante anche ricordarsi di mettere nel bagaglio le medicine. Ce ne sono alcune che è davvero buona cosa avere sempre a portata di mano, perché anche se siamo in vacanza potremmo averne bisogno. D’altronde, si sa, i malanni di vario genere non si fermano nemmeno davanti alla prospettiva di un po’ di meritata vacanza.

Ecco alcuni consigli che possono rivelarsi utili.

Chi sta seguendo una terapia medica cronica è bene che si porti dietro una scorta di medicine che copra il periodo in cui si è lontani da casa. Questo vale a maggior ragione se si va all’estero, dove alcuni farmaci potrebbero essere persino difficili da trovare.

In linea di massima si consiglia di avere in valigia un antipiretico (contro la febbre), un analgesico, un medicinale contro la dissenteria. E ancora: un antibiotico a largo spettro d’azione, un antinfiammatorio, un antistaminico per allergie da contatto o alimentari e anche cortisone per allergie gravi. Ma non è finita qui: cerotti, prodotti repellenti contro le zanzare, crema per curare le scottature, disinfettante e un termometro.

Un ‘farmaco’ che spesso ci dimentichiamo, soprattutto quando si va in climi caldi, sono gli integratori salini a base di potassio e magnesio. “Con l’intensa sudorazione si tende a perdere questi due elementi essenziali per la normale attività fisica quotidiana. Per reintegrarli, è utile assumerli in compresse per una maggiore praticità e perché magari non sempre è disponibile la presenza di acqua potabile”, suggerisce l’esperto.

Proteggiamoci dal Covid anche in vacanza

Infine un’ultima dritta: dal momento che il Covid-19 è tutt’altro che sconfitto è sempre bene avere in borsa una scorta di mascherine e un gel per le mani.

Con questi consigli le tue vacanze sono in una botte di ferro.

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Farmaci veterinari detraibili devono essere tracciabili?

Il bonus animali domestici consiste in una detrazione per le spese veterinarie, le quali devono essere pagate con mezzi tracciabili

Fra le tante misure contenute nella legge di bilancio 2022, è stato previsto l’aumento del tetto di spesa massimo detraibile per le spese veterinarie, che passa da 500 euro a 550 euro.

Il bonus animali domestici, in realtà, non è un vero e proprio contributo. Si tratta della detrazione spettante per le spese veterinarie pari al 19 per cento su un tetto massimo di spesa di 550 euro. L’entità della franchigia rimane invariata, pari a 129,11 euro.

Le spese ammesse in detrazione sono le seguenti:

visite veterinarie;

interventi o analisi di laboratorio;

farmaci veterinari.

Possono usufruire della detrazione soltanto le persone che detengono animali per compagnia o per effettuare pratiche sportive. Sono esclusi gli animali da allevamento e destinati ad attività commerciali o agricole.

Per ottenere lo sconto massimo, bisogna applicare la percentuale di detrazione del 19 per cento sulla somma eccedente la franchigia di 129,11 euro, entro il limite di spesa di 550 euro.

Per i farmaci veterinari bisogna pagare con mezzi tracciabili?

Dal 2020 anche il bonus animali spetta soltanto a condizione che le spese detraibili siano pagate con mezzi tracciabili.  Anche se le spese sostenute per l’acquisto di farmaci veterinari o per le prestazioni del medico veterinario rese nell’ambito di strutture pubbliche o di strutture private accreditate al Servizio sanitario nazionale, sono detraibili anche se pagate in contanti. Si ricorda infine che per la detraibilità dei farmaci veterinari bisogna conservare lo scontrino, che deve necessariamente riportare le seguenti informazioni:

codice fiscale del soggetto che ha sostenuto la spesa;

la natura e qualità dei farmaci;

la quantità degli stessi.

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Aifa: la spesa complessiva per medicinali è stata prossima a 20 miliardi

Farmaci: nel 2021 la spesa cresce ancora e si avvicina a quota 20 mld. I dati definitivi di Aifa

Dai dati emersi dal monitoraggio della Spesa Farmaceutica, pubblicato sul portale dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), in Italia, nel 2021, è cresciuto il numero di ricette per farmaci: sono state 552,5 milioni, con un rialzo del 2,2% rispetto all’anno precedente.

Ad aumentare è stata anche la spesa complessiva per farmaci: si è attestata a 19,4 miliardi di euro, pari a circa 1,5 miliardi in più rispetto alle risorse complessive, con un incremento notevole per la spesa per la farmaceutica ospedaliera.

Nel dettaglio

Lo scorso anno si è attestata a 7,6 miliardi, con una diminuzione di 32,6 milioni rispetto a quella dell’anno precedente, e costantemente sotto il tetto previsto, la spesa farmaceutica convenzionata a carico del Servizio sanitario nazionale, ovvero l’insieme della spesa riferibile ai farmaci rimborsabili di fascia A, al netto degli sconti, della compartecipazione totale e del payback versato alle Regioni dalle aziende farmaceutiche.

Nel 2021 l’aumento della spesa farmaceutica diretta, o spesa ospedaliera, ha superato il tetto previsto di 2.067 milioni.

Per quanto riguarda i farmaci inseriti nel fondo per i medicinali innovativi non oncologici, il monitoraggio Aifa segnala che la spesa nel 2021 è stata di 213,7 milioni; mentre si è attestata a 499,6 milioni a livello nazionale la spesa per i farmaci inseriti nel fondo per i medicinali innovativi oncologici.

È stato, infine, registrato un calo del 2,7% dei ticket fissi, 398 milioni, mentre è aumentata dello 0,4% la spesa per la differenza di prezzo che pagano i cittadini per l’acquisto di farmaci branded (poco più di un miliardo).

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Quali farmaci si possono portare in aereo?

Chi non ha mai preparato un kit di farmaci da portare in viaggio? Che servano durante il volo o giunti a destinazione poco importa: l’essenziale è averli con sé.

Il trasporto di medicinali in aereo non riguarda solo chi è affetto da particolari malattie. Tutti possono aver bisogno di farmaci antinfluenzali, antinfiammatori, di pillole contro il mal di trasporto e così via. La possibilità di portarli in aereo è soggetta a regole e limiti precisi: ecco quali.

È possibile trasportare medicinali nel bagaglio a mano anche se è bene limitare le medicine a ciò che è realmente indispensabile per il periodo del viaggio aereo. È consigliabile che le medicine vengano trasportate nelle loro confezioni originali, affinché siano riconoscibili.

Per precauzione è possibile fatturare qualche medicinale in più nel bagaglio da stiva, ma ricordate che, oltre al fatto che la valigia può perdersi o essere danneggiata, ci sono medicinali, come l’insulina, che non possono essere stivati visto il cambio di temperatura e il rischio di congelamento.

Durante il controllo di sicurezza vi potrà essere richiesta la prova della reale necessità delle medicine salvavita che state portando a bordo dell’aereo. A tal fine, non dimenticate di portare con voi il certificato medico che le prescrive. I farmaci devono essere conservati nella loro confezione originale e con il foglietto illustrativo.

Inoltre è necessario avere con voi una prescrizione medica, scritta in inglese, con:

-i dati del paziente: nome e cognome (scritti entrambi per esteso) e data di nascita.

-la data di emissione.

-i dati del medico che prescrive il medicinale: nome e cognome (scritti per esteso), qualifica professionale, recapito diretto, indirizzo professionale (compreso il paese) e firma (scritta o digitale).

-i dati del medicinale prescritto: nome comune (preferibile al nome commerciale, che può variare a seconda dei paesi), formato (compresse, soluzione, ecc.), quantità, concentrazione e posologia.

Il certificato medico potrà essere utile anche in caso di acquisto di farmaci all’estero o se doveste ricevere assistenza sanitaria durante il viaggio.

Trasporto liquidi in aereo: come trasportare le medicine?

Il trasporto liquidi in aereo, nonostante le restrizioni, è possibile portando i medicinali in cabina col bagaglio a mano e in quantità non superiore a 100 ml, sempre che siano accompagnati da una prescrizione medica che ne giustifichi l’uso e dal foglio illustrativo. Prima del controllo devono essere tolti dal bagaglio a mano ed essere controllati separatamente. I farmaci liquidi devono essere presentati in singoli contenitori di capacità non superiore a 100 ml o di misura equivalente, inseriti in buste di plastica trasparente completamente chiuse.

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COVID: BOOM DI CONTAGI NON DICHIARATI

Questa estate, a differenza delle ultime due, non si è verificato un calo dei contagi.

Il boom di positivi viene certificato, ogni settimana, dall’Istituto superiore di sanità anche se in questa fase, caratterizzata dalla circolazione di varianti altamente trasmissibili, c’è verosimilmente stato un forte aumento della quota di persone che hanno avuto un’infezione non notificata ai sistemi di sorveglianza per motivi legati a fenomeni di “autodiagnosi”.

Cosa significa? Che gli italiani fanno molti più tamponi fai da te. Non vanno in farmacia, preferiscono scoprire a casa se sono positivi al Covid.

Oltre ai tanti asintomatici, che ci sono sempre stati, tante persone decidono di non segnalare la malattia che gran parte dei casi non è grave, magari per non rispettare gli obblighi dell’isolamento. Chi invece ha bisogno, ad esempio per lavoro, di un test ufficiale si reca in farmacia, dal medico o alla Asl. Proprio perché a fare gli esami sono persone spesso già risultate positive a casa, la percentuale di quelli che rilevano il virus è altissima, in certe regioni al 30%.

L’aumento dei positivi ha varie ripercussioni. Sono molti di più coloro che si reinfettano rispetto al passato.

La scorsa settimana la percentuale era dell’8,4%. Adesso è salita al 9,5%. Significa che un italiano su dieci ha preso il Covid più di una volta. Per quanto riguarda l’aumento dell’incidenza in generale, il ministero della Salute ha registrato che dal 24 al 30 giugno il dato è pari a 763 casi per 100.000 abitanti, contro 504 per 100.000 abitanti della settimana precedente.

Perché Omicron 5 riesce a diffondersi così tanto malgrado il caldo?

La chiave sta nella grande contagiosità di Omicron 5. Contro quella caratteristica non può fare molto l’estate, cioè il periodo caldo nel quale si vive di più all’aperto. La nuova forma del virus si presenta con un forte mal di gola, che con le altre sotto-varianti di Omicron invece non era frequente. Inoltre, molte persone hanno la febbre, anche superiore a 38. Poi ci sono i dolori muscolari e articolari, oltre alla debolezza, cioè sintomi che invece sono tipici delle forme virali e anche delle molte varianti del Covid. È più raro che si presentino il mal di testa e anche la tosse mentre qualche paziente lamenta un forte raffreddore. Tra i sintomi più diffusi è scomparsa la perdita del gusto e dell’olfatto, che invece con altre varianti, come ad esempio la Delta, era un disturbo molto comune.

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Fumare interferisce con molti farmaci: cosa serve sapere

Le sostanze contenute nelle sigarette interagiscono con molti farmaci.

Il fumo può compromettere l’efficacia di numerose terapie farmacologiche attraverso due meccanismi principali:

-alterando l’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo o l’eliminazione del medicinale (è quella che viene definita farmacocinetica)

-interferendo direttamente con il suo meccanismo di funzionamento (farmacodinamica).

Quali sono i farmaci su cui il fumo esercita il suo effetto?

Beta bloccanti

Sono farmaci impiegati per innumerevoli malattie cardiovascolari (dall’ipertensione allo scompenso cardiaco). Nei fumatori si sono dimostrati meno efficaci nel ridurre la pressione sanguigna e controllare il battito cardiaco.

Corticosteroidi

Usati in molte malattie polmonari. In chi fuma si osserva una minore risposta a quelli assunti per via inalatoria.

Contraccettivi ormonali

Le donne che fumano e assumono la pillola vanno incontro a un maggior rischio di effetti avversi cardiovascolari (ictus, infarto, tromboembolia).

Oppioidi

Nei fumatori hanno un minor effetto analgesico.

Benzodiazepine

Sono impiegati principalmente contro l’ansia. Il fumo riduce l’effetto sedativo e la sonnolenza.

Insulina

Nei fumatori è stata osservata una riduzione dell’assorbimento e una minore risposta all’ormone a causa della capacità del fumo di indurre insulino-resistenza.

Eparina

Nei fumatori l’espulsione del farmaco è più rapida che nei non fumatori, in tal modo si ha una minore efficacia.

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