COVID-19: GLI ANTIVIRALI SONO DISPONIBILI ANCHE IN FARMACIA

La prescrizione del farmaco per il COVID potrà essere fatta dal medico di famiglia e la dispensazione potrà avvenire anche da parte dei farmacisti territoriali.

Sulla base della determinazione AIFA pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 20 aprile 2022 è ora divenuto operativo il protocollo per rendere disponibile e facilmente accessibile su tutto il territorio nazionale l’antivirale orale Paxlovid, che potrà essere distribuito attraverso la rete delle 19.000 farmacie italiane.

Le farmacie erogheranno gratuitamente il Paxlovid, autorizzato per il trattamento precoce del Covid-19, nella modalità della distribuzione per conto (DPC), dietro presentazione di apposita ricetta medica.

La novità, introdotta dalla determina dell’Agenzia Italiana del Farmaco, permetterà di rendere queste terapie più accessibili, come sottolinea Federfarma, e darà ai farmacisti un “ruolo decisivo per favorire la gestione ‘ordinaria’ della pandemia sul territorio. Le farmacie dimostrano, ancora una volta, di operare con grande senso di responsabilità nei confronti della collettività e hanno sempre risposto puntualmente ai nuovi bisogni di salute emersi nelle varie fasi della pandemia: sono pronte a garantire gratuitamente la dispensazione del Paxlovid, per assicurare la tempestività del trattamento con gli antivirali orali, rivelatasi fondamentale per il buon esito della cura.

Il farmaco associa due farmaci antivirali: nirmatrelvir, che inibisce la replicazione della proteina Sars-CoV-2, e ritonavir, già utilizzato per trattare l’Hiv e oggi impiegato per aumentare i livelli di farmaci antivirali.

Paxlovid, questo il nome del farmaco, è indicato per il trattamento del Covid-19 in persone dai 18 anni in su che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad elevato rischio di progressione a Covid-19 grave e va assunto a distanza di non oltre 5 giorni dall’inizio dei sintomi. Era prescrivibile, finora in Italia, per il trattamento del Covid-19 lieve-moderato nei soggetti a rischio e non ospedalizzati solo da parte dei centri Covid, che inseriscono i pazienti trattati in un registro di monitoraggio.

Ora la prescrizione può essere effettuata anche da parte del medico di Medicina generale, su ricetta elettronica e previa compilazione del piano terapeutico Aifa.

In questo modo si attribuisce ai farmacisti e ai medici di medicina generale, “un ruolo decisivo per favorire la gestione ‘ordinaria’ della pandemia sul territorio.

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Nuovi farmaci innovativi

L’AIFA aggiorna l’elenco dei medicinali che, a giudizio della Commissione Tecnico Scientifica, possiedono il requisito di innovatività terapeutica piena o condizionata. L’aggiornamento include i seguenti farmaci:

-BAVENCIO (avelumab) per il trattamento di mantenimento di prima linea di pazienti adulti affetti da carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico senza progressione dopo chemioterapia a base di platino

-LYNPARZA (olaparib) in associazione con bevacizumab per il trattamento di mantenimento di pazienti adulte con cancro epiteliale dell’ovaio di alto grado avanzato (stadi III e IV secondo FIGO), cancro della tuba di Falloppio o cancro peritoneale primitivo, in risposta (completa o parziale) dopo completamento della chemioterapia di prima linea a base di platino in associazione con bevacizumab e il cui tumore presenti un deficit di ricombinazione omologa (homologous recombination deficiency, HRD) senza una mutazione BRCA1/2.

-TECARTUS (Cellule CD3 + autologhe trasdotte anti-CD19) per il trattamento di pazienti adulti con linfoma mantellare (mantle cell lymphoma, MCL) recidivante o refrattario dopo due o più linee di terapia sistemica che includano un inibitore della tirosin chinasi di Bruton (Bruton’s tyrosine kinase, BTK).

Ma che cos’è il farmaco innovativo?

Un farmaco innovativo non è solo un farmaco nuovo, ma un farmaco che cura una patologia fino a quel momento senza terapia, oppure un farmaco che aggiunge valore in termini di efficacia e/o sicurezza rispetto ai farmaci già esistenti. Di farmaci buoni ce ne sono, ce ne sono tanti: possiamo fare l’esempio dell’epatite C dove prima avevamo terapie che erano molto tossiche e non necessariamente efficaci mentre ora sono arrivati farmaci eccezionali che in poche settimane eradicano il virus. Possiamo anche fare l’esempio di certe terapie oncologiche che su alcuni tumori modificano radicalmente la storia naturale della malattia. La vera domanda da porsi (e da porre al medico curante) quindi è: cosa ha dimostrato questo farmaco? Così possiamo vedere se risponderà alle nostre esigenze oppure no.

Farmaci per combattere il tumore.

Per quanto riguarda i farmaci per combattere i tumori ne stanno arrivando tanti: alcuni hanno già dimostrato di essere eccezionali, altri hanno promesso di esserlo ma non lo hanno ancora dimostrato a pieno. Una delle problematiche è che non tutti hanno dimostrato davvero qualcosa, cioè si sta in qualche maniera andando a favorire il bisogno terapeutico rispetto alle prove di un farmaco.

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I FARMACI DEL FUTURO A BASE DI RNA

RNA, protagonista di farmaci rivoluzionari

Una molecola sconosciuta all’opinione pubblica. Di fronte al DNA, la molecola della vita per antonomasia, l’RNA è sempre apparso come un fratello minore. Complice la pandemia, sono ormai due anni che tutto il mondo non fa che parlare di RNA messaggero e dei vaccini che sfruttando le caratteristiche di questa molecola sono a oggi gli strumenti più efficaci per combattere il nuovo coronavirus.

Ma le molte forme di RNA promettono di essere ben più rivoluzionarie per la medicina: il primo farmaco che ne usa le caratteristiche, approvato nel 2014, ha aperto la strada a uno stuolo di nuove molecole e terapie.

Per decenni si è pensato che le molecole fondamentali per la vita fossero DNA e proteine, la prima la custode delle informazioni, le seconde le esecutrici. Poi però con l’affinarsi delle conoscenze biologiche si è capito che l’RNA svolge un ruolo molto importante.

I farmaci del futuro saranno sempre più a base di RNA: scegliendo quello giusto si potranno far produrre alle cellule le proteine mancanti, per esempio in caso di malattie genetiche, o bloccare al contrario le proteine che portano a qualche guaio.

Malattie cardiache

L’impiego di mRNA come «stampo» per produrre proteine mancanti o carenti: si sta studiando, se un mRNA sintetico possa aumentare la quantità in circolo di un fattore di crescita vascolare e quindi essere d’aiuto in pazienti con insufficienza cardiaca sottoposti a bypass coronarico; oppure ancora se un farmaco a mRNA possa aiutare in una malattia rara, l’acidemia metilmalonica, «istruendo» le cellule a produrre l’enzima difettoso responsabile di questa patologia rara.

Proteine anomale

Una delle applicazioni più interessanti, per la quale esistono già farmaci approvati, è però la tecnologia dell’RNA interference, o interferenza dell’RNA: consiste nel creare piccoli RNA di sintesi che vanno a incastrarsi con precisione su specifici mRNA cellulari silenziandoli, ovvero impedendo che vengano tradotti in proteine. Il risultato è lo «spegnimento» di geni che se espressi porterebbero a conseguenze dannose risolvendo di fatto parecchi guai alla radice perché, anziché affrontare i problemi dovuti a proteine anomale, si impedisce che vengano prodotte.

Farmaci

È quanto succede con due farmaci già approvati per due malattie rare, patisiran per l’amiloidosi ereditaria da transtiretina, patologia in cui una transtiretina alterata si accumula danneggiando progressivamente gli organi, e givosiran per la porfiria epatica acuta, nella quale l’Rna interferente serve a bloccare un enzima epatico che nei pazienti è iperattivo e produce un eccesso di sostanze tossiche. Mentre è in arrivo lumasiran per l’iperossaluria primitiva di tipo 1 (anche in questo caso si blocca l’espressione di un enzima che produce troppo ossalato con effetti deleteri), per trattare l’ipercolesterolemia che non risponde bene ad altre terapie è già disponibile in alcuni Paesi, e prossimamente anche in Italia, inclisiran: attraverso un meccanismo di interferenza genica inibisce la produzione di una proteina che diminuisce l’assorbimento del colesterolo LDL dal circolo, favorendo invece tale assorbimento grazie a un maggior numero di recettori per il colesterolo espressi sulle cellule.

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Farmaci anti-Covid individuati con test su mini-polmoni

Due farmaci anti Covid-19 sono stati individuati grazie ai test condotti in laboratorio su mini-polmoni.

Nonostante lo stato di emergenza sia stato dichiarato concluso, la pandemia è ancora in atto. Il virus circola largamente in svariate parti del mondo, e più circola, più muta.

Per questo è opportuno, senza allarmismi ma con valutazioni attente e basate su solide evidenze scientifiche, considerare possibile, anche in futuro, l’attacco da parte di nuovi agenti virali, siano essi collegati o no a quello attuale. Nuove tecnologie, nuovi approcci e nuove scoperte possono aiutare nelle cure e possono rivelarsi un’arma strategica in futuro.

Due farmaci anti Covid-19 sono stati individuati grazie ai test condotti in laboratorio su mini-polmoni, ossia organi in miniatura ottenuti a partire da cellule immature (organoidi). Entrambi hanno dimostrato di riuscire a evitare le forme gravi della malattia. Sono un anticorpo monoclonale sintetico mirato alla principale arma del virus SarsCoV2, la proteina Spike, e un composto (peptide), che agisce contro uno dei co-recettori del virus.

Il risultato è opera del gruppo dell’Università di Roma Tor Vergata coordinato dal genetista Giuseppe Novelli, frutto della ricerca internazionale condotta in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Università di Toronto e la rete sanitaria no profit americana Renown Health, di Reno. La ricerca è stata realizzata grazie ai finanziamenti della Fondazione Roma e del Ministero Università e Ricerca.

Gli organoidi sono minuscoli organi in 3D ottenuti a partire da cellule staminali non embrionali. In questi laboratori viventi è stato possibile misurare il grado di risposta di nuove molecole e nuovi anticorpi monoclonali. Entrambi i farmaci si sono rivelati efficienti nell’impedire l’ingresso del virus nel mini-polmone, con una diminuzione significativa nella produzione delle citochine e chemochine indotta dall’infezione da SarsCoV2.

I risultati ottenuti dimostrano che gli organoidi sono un buon sistema per studiare e testare molecole contro le infezioni virali. Di solito i virus vengono studiati su colture di cellule animali, ma questi sistemi non sono buoni modelli dell’infezione da SarsCoV2 perché non rappresentano ciò che accade nell’organismo. Gli organi in miniatura permettono invece di osservare direttamente i danni provocati dal virus ai polmoni umani, inducendo la morte cellulare e la produzione delle molecole (chemochine e altre citochine), che possono scatenare una massiccia risposta immunitaria che può essere letale.

I ricercatori hanno utilizzato organoidi di polmone creati in laboratorio e infettati con SARS-CoV-2 e le sue varianti per studiare gli effetti inibitori di anticorpi monoclonali e peptidi identificati dallo stesso gruppo.

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