CANCRO DEL PANCREAS: AL VIA LA SPERIMENTAZIONE DI UN NUOVO FARMACO

Nuovo studio per combattere il tumore del pancreas in fase avanzata.

Al via la sperimentazione della decitabina, il nome commerciale del farmaco è Dacogen, contro l’adenocarcinoma duttale pancreatico (Pdac), il ben noto cancro del pancreas, in fase avanzata e resistente alle terapie.

Il cancro del pancreas è un tipo di cancro estremamente aggressivo con prognosi infausta. La maggior parte dei pazienti con questo tipo di tumore presenta una malattia metastatica avanzata al momento della diagnosi. La prognosi sfavorevole è legata al fatto che le poche opzioni terapeutiche a disposizione hanno un’efficacia fortemente limitata dalla resistenza dei tumori ai trattamenti farmacologici.

Lo studio

Come si legge nello studio, in quasi tutti i Pdac ci sono mutazioni del gene Kras che stimolano le cellule pancreatiche a crescere in modo incontrollato, favorendo lo sviluppo e la progressione del tumore. Tuttavia, la mutazione del gene Kras, oltre ad essere responsabile della malattia, ne può rappresentare anche una sua vulnerabilità. Infatti, una parte dei tumori avanzati rimane dipendente da questo per crescere. Negli anni la ricerca ha però dimostrato che i tumori Kras-dipendenti sono sensibili all’azione di un noto farmaco, la decitabina già approvato in passato dalla FDA per il trattamento della mielodisplasia e della leucemia mieloide acuta.

Lo studio è in fase II e il suo scopo sarà quello di indagare sull’attività della decitabina su pazienti con Pdac Kras-dipendente avanzato e resistenti alle terapie. Il primo paziente dello studio è stato arruolato a Verona.

Lo studio multicentrico coinvolgerà, oltre all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e all’AOUI di Verona, importanti centri oncologici italiani quali il Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, l’Istituto Nazionale Tumori “Fondazione G. Pascale” di Napoli, l’Ospedale San Raffaele/Università Vita Salute di Milano, e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa. L’Anticancer Fund finanzia la ricerca con un importo che sfiora i 225.000 euro. Lo studio è supportato anche dall’Associazione Nastro Viola.

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