La terza dose non per tutta la popolazione: l’EMA valuta i dati a disposizione

L’Agenzia europea del farmaco valuta i dati sull’uso di una terza dose aggiuntiva di un vaccino a mRNA (Moderna e/o Pfizer) in persone gravemente immunocompromesse.

L’EMA ha iniziato a valutare una domanda per l’uso di una dose di richiamo del vaccino Pfizer da somministrare 6 mesi dopo la seconda dose.

Sebbene Ema non consideri urgente la necessità di dosi di richiamo del vaccino Covid-19 nella popolazione generale, si sta valutando la domanda del produttore di Pfizer per garantire che siano disponibili prove a sostegno di ulteriori dosi, se necessario.

Riguardo alle persone fragili o immunocompromesse ci sono maggiori pareri favorevoli (ed evidenze mediche), riguardo al ricorso alla terza dose per l’intera popolazione e alla scadenza temporale indicata (6 mesi), la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ribadito che non ci sono prove scientifiche che mostrino la necessità di ricorrervi.

Riguardo al calo dell’efficacia vaccinale, visto che la cifra dipende moltissimo dalla percentuale di popolazione vaccinata nei singoli Paesi, ma anche dalle misure adottate (come green pass, chiusure etc), i dati sono disomogenei ma simili nell’indicare una discesa che coinvolge la capacità di trasmissione (i contagi che riprendono), ma non la protezione nei confronti di ricoveri e decessi che rimane solida.

Per questo sembra prematuro parlare di una terza dose per tutta la popolazione.

Per misurare il reale calo di protezione, infatti, servono studi sugli anticorpi e popolazioni controllate. Si è fatto in alcuni Paesi sui sanitari e si è visto un lieve calo, in effetti, dopo circa sei mesi in alcuni studi. Anche questi studi non danno una risposta certa, perché l’immunità data dai vaccini coinvolge non solo gli anticorpi (che salgono subito dopo l’inoculazione e scendono qualche mese dopo), ma anche le cellule T e C del sistema immunitario, che hanno memoria del tipo di virus da «attaccare» e intervengono mesi o anni dopo il vaccino e su questi i test fatti sono ancora pochi, anche perché pochi sono i mesi trascorsi dalla prima vaccinazione di massa.

La scienza ha bisogno di tempo, i decisori politici devono prepararsi e intervenire con altri tempi, basandosi sui consigli dei comitati scientifici che vagliano i dati a disposizione in quel momento.

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