Carenza farmaci, un fenomeno europeo

L’Italia è il primo produttore ed esportatore farmaceutico dell’Unione Europea, con un fatturato di 32 miliardi di euro nel 2018. Anche i grossisti possono legittimamente esportare, in assenza di specifici provvedimenti, ma le industrie, per molti prodotti, tagliano circa l’80% gli ordini dei grossisti, cagionando il fenomeno delle carenze medicinali.

La ‘‘carenza di un medicinale’’ si verifica quando l’offerta non soddisfa la domanda a livello nazionale. Il fenomeno non riguarda soltanto l’Italia, ma ha portata mondiale ed è costantemente monitorato dall’Agenzia Italiana del Farmaco. Secondo un sondaggio ad opera del Pharmaceutical Group of the European Union (Pgeu), ben 21 Paesi ne hanno sofferto nel 2018; non è infatti limitato ai Paesi con prezzi bassi, ma è presente anche in quelli con prezzi più alti come la Germania e il Regno Unito. Questo alleggerisce le responsabilità del ‘‘parallel trade’’ o meglio dell’esportazione parallela.

Anche l’Agenzia europea Ema ha avviato una rubrica sul proprio sito segnalando le ‘‘rotture’’ in fase di produzione, soprattutto di quella delocalizzata in Paesi dell’Estremo Oriente, dove la burocrazia e i successivi controlli sanitari delle case produttrici possono provocare interruzioni e ritardi.

Al fine di prevenire gli stati di carenza di medicinali, oggi l’AIFA può adottare il provvedimento di blocco temporaneo delle esportazioni di farmaci nel caso in cui si renda necessario limitare gli stati di carenza di un determinato medicinale. È altresì importante, in questo frangente, vincolare le aziende ad immettere sul mercato una quantità di prodotto sufficiente a soddisfare la richiesta del territorio, nonché facilitare l’importazione dall’estero, da parte dei grossisti e degli importatori, di quei prodotti di cui l’industria preannunci un’interruzione produttiva.