ASTRAZENECA: SECONDA DOSE UNDER 60

AstraZeneca e la seconda dose con un vaccino diverso

Il vaccino Vaxzevria (AstraZeneca) «raccomandato agli over 60»: questa la linea del Comitato tecnico scientifico, a conferma dei pareri di Ministero della Salute e Agenzia italiana del farmaco. I giovani verrebbero esclusi dalla somministrazione del vaccino a vettore virale, dopo i rari casi di trombosi che hanno colpito prevalentemente giovani donne.

Dopo il caso della 18enne morta a Genova e i dubbi sollevati da diversi scienziati, il ministero della Salute aggiorna le raccomandazioni relative all’utilizzo del farmaco dell’azienda anglo-svedese, già modificate tre volte dall’inizio dell’anno.

Il parere del Cts è arrivato dopo una lunga discussione tra gli esperti e dopo la richiesta di decisioni “chiare, inequivocabili e tempestive” da parte delle Regioni, che nel frattempo hanno sospeso tutte le prenotazioni per gli under 60 con Astrazeneca e gli open day, autorizzati a maggio dallo stesso Comitato.

Nel verbale del 12, infatti, i tecnici del governo avevano dato il via libera ai ‘vaccination day’ per tutti i cittadini sopra i 18 anni, non rilevando “motivi ostativi”.

Una scelta fatta perché in quel momento, con un’incidenza di 400 casi ogni 100mila abitanti, i casi di trombosi erano pari a 1.1 ogni 100mila abitanti mentre il numero delle vittime era di 8 ogni 100mila. Dunque erano maggiori i benefici dei rischi. Oggi però, grazie ad una maggiore disponibilità dei vaccini a Mrna e ad una situazione epidemiologica in netto miglioramento, i rischi superano i benefici: con un’incidenza sotto 50 casi (oggi siamo a 25) il rischio di trombosi resta comunque a 1.1 ogni 100mila abitanti mentre quello delle vittime prevedibili scende sotto l’1. Dunque si cambia.

Al di là di possibili eventuali problemi organizzativi, chi deve fare la seconda dose ‘eterologa’, con un vaccino diverso, è di fronte a dati non ancora consolidati e opinioni diverse degli esperti.

Uno studio inglese e uno spagnolo indicano che dopo” la prima somministrazione “si può fare un vaccino a Rna messaggero, ottenendo un buon risultato dal punto di vista della risposta anticorpale. A livello di sicurezza non c’è problema. D’altra parte non ci sono ragioni teoriche per pensare che non si possano usare due vaccini diversi.

La combinazione di vari componenti del vaccino è una pratica comune per migliorare la risposta anticorpale. Le diverse tecnologie coinvolte nei vaccini permetto di presentare al sistema immunitario lo stesso bersaglio, ma in modo leggermente diverso, provocando una risposta immunitaria più diversificata. È un po’ come dare al sistema immunitario due immagini del virus, una di fronte e una di profilo. I due vaccini la cui combinazione viene attualmente testata sono infatti di tipologie differenti: Pfizer è a RNA messaggero e trasferisce all’interno del corpo la parte del materiale genetico di SARS-CoV-2 che serve a costruire la proteina Spike che attiva la nostra risposta immunitaria, AstraZeneca si basa su vettore virale, che grazie a un virus innocuo (un adenovirus di scimpanzè) trasferisce nell’individuo la parte del materiale genetico (Dna) necessario a costruire la stessa proteina.

I ricercatori sperano si inneschino risposte immunitarie più forti e robuste rispetto a due dosi di un singolo vaccino e questo vantaggio potrebbe servire alle campagne vaccinali quando vi siano incertezze e dubbi su qualche vaccino in particolare, ma anche quando sia necessario far fronte a forniture fluttuanti.