Sanità, abolito il superticket: la tassa sulla tassa

Da oggi, primo settembre, entra in vigore l’abolizione del superticket, la quota aggiuntiva per le prestazioni sanitarie specialistiche.

In questi anni è stato accusato di allontanare i cittadini dalla sanità, di rendere concorrenziali le tariffe del privato perché quelle del pubblico per certe categorie di cittadini diventavano troppo alte. Da oggi 1° settembre, entra in vigore l’abolizione del superticket, il plus fino a 10 euro sulle prestazioni di diagnostica e specialistica ambulatoriale che i cittadini, con modalità variabili, pagavano in aggiunta alla quota fissa di compartecipazione alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale.

La cancellazione del superticket è stata decisa dalla legge di Bilancio 2020, il governo ha stanziato 550 milioni all’anno per l’abolizione. Anche se in varie regioni il superticket era già stato tolto o ridotto negli anni scorsi, la manovra tiene comunque conto anche di quanto le varie realtà locali che lo hanno eliminato hanno dovuto spendere. Quindi tutte le regioni riceveranno, nel fondo sanitario nazionale, i soldi necessari a rimpiazzare gli introiti della tassa.

Il superticket non veniva pagato ovviamente dagli esenti, cioè coloro che hanno determinate patologie importanti oppure hanno meno di 6 o più di 65 anni e vivono in famiglie dove il reddito annuo è inferiore a 36.151,98 euro. Lo pagavano quindi, in quasi tutte le regioni, coloro che hanno tra i 6 e i 65 anni e guadagnano più di 36 mila euro.

Ora queste persone non hanno più questa tassa ma devono comunque, come gli altri non esenti, corrispondere il ticket, che vale, sempre per prestazioni specialistiche ambulatoriali, fino a 36 euro a ricetta.